Roma, 4 ottobre 2013 - La Giunta delle elezioni del Senato ha detto sì alla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi.  Il presidente e relatore, Dario Stefàno, ha letto la decisione, a maggioranza, della Giunta il cui parere è passato al voto dell’Aula del Senato per il definitivo e formale pronunciamento.

Quindici sì (di Pd, Sc e M5S), otto no (di Pdl, Lega e Gal). E’ questo, secondo quanto si apprende, il risultato del voto della Giunta. Si è votato anche sulle cinque questioni poste da Berlusconi nella sua memoria difensiva, inclusa la ricusazione di alcuni membri della giunta: sono state tutte rigettate.

SCATTANO SUBITO LE REAZIONI, ESPLODE L'IRA DEL PDL. ANCHE ALFANO SOSTIENE IL CAVALIERE 

Poi interviene anche Berlusconi: “Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia. Questa indegna decisione è stata frutto non della corretta applicazione di una legge ma della precisa volontà di eliminare per via giudiziaria un avversario politico che non si è riusciti ad eliminare nelle urne attraverso i mezzi della democrazia’', ha affermato Berlusconi in una nota.

‘La democrazia di un Paese - aggiunge - si misura dal rispetto dalle norme fondamentali poste a tutela di ogni cittadino. Violando i principi della Convenzione Europea e della Corte Costituzionale sulla imparzialità dell’organo decidente e sulla irretroattivita’ delle norme penali oggi sono venuti meno i principi basilari di uno stato di diritto”.

LA GIORNATA - Inizia con uno scontro tra il Pdl e il presidente della giunta per le immunità e le elezioni Dario Stefàno la seduta pubblica del 'tribunalino' del Senato sulla decadenza dal seggio senatoriale di Silvio Berlusconi in seguito alla condanna definitiva nel processo Mediaset. In apertura, prima che Stefano inizi ad illustrare la vicenda, il Pdl chiede che sia posta una questione pregiudiziale. Ma Stefano rigetta la richiesta: "Non c'è ordine dei lavori, né possibilità di porre pregiudiziali in seduta pubblica, non posso darle la parola in seduta pubblica. L'articolo 16 mi dà la discrezionalità di farlo, io non le do la parola", dice Stefano rivolto a un senatore con ogni probabilità del Pdl (le riprese della seduta non inquadrano il ricorrente, ma Stefano si rivolge verso i posti occupati dal Pdl). Quindi Stefano risponde alla analoga richiesta di una senatrice, forse Maria Elisabetta Casellati, del Pdl. "In camera di consiglio lei avrà tutte le facoltà di farlo. In seduta pubblica non può farlo", è la secca risposta di Stefano. Vuoti i banchi del collegio legale dell'ex premier.

 "Il diritto ad un giudizio imparziale è evidente fondamento di ogni procedimento in un sistema democratico. Molti dei componenti della Giunta delle elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del Presidente Berlusconi. Non vi è dunque possibilità alcuna di difesa né vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Nessuna acquiescenza né legittimazione può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale. Il non partecipare era dunque non più una scelta, ma un obbligo", è il comunicato congiunto degli avvocati di Silvio Berlusconi, Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini. "Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti", fannos apere gli avvocati dell'ex premier. Alle 11, la diretta in streaming della seduta pubblica viene interrotta per consentire alla Giunta di riunirsi in Camera di Consiglio per la decisione finale da portare al voto dell'Assemblea al Senato. Sulla carta il risultato è pressoché scontato, con 15 commissari favorevoli alla decadenza e 8 contrari. Presto la decisione. Poi toccherà all'Aula decidere.

Durante la riunione l'ex capogruppo M5S Vito Crimi, membro della Commissione, ha infranto il divieto assoluto di comunicazione con l'esterno richiesto ai componenti dal presidente Stefàno. Crimi ha pubblicato sulla sua sua pagina facebook due commenti. Il primo, a inizio mattinata, a commento del manifesto di "cuore azzurro", "Silvio non mollare", apparso nelle ultime ore sui muri di Roma. "Vista l'età, il progressivo prolasso delle pareti intestinali e l'ormai molto probabile ipertrofia prostatica, il cartello di cui sopra con "Non mollare" non è che intende "Non rilasciare peti e controlla l'incontinenza", scrive Crimi mentre la Giunta è riunita. Più recente il secondo commento, quando la Giunta è addirittura in camera di consiglio: "Nessuna fiducia a chi prende in giro i cittadini. Tutti i retroscena di una settimana assurda. Alle 13.30 qui: http://goo.gl/lryMtE".  Il doppio intervento di Crimi, al di là della volgarità evidente, scatena le comprensibili reazioni del Pd che usa l'incidente per avvalorare la tesi del voto non sereno e precostituito.

L'ex presidente del Senato e ora capogruppo a palazzo Madana, Renato Schifani, chiede l'immediata "sospensione dei lavori della Giunta e la revoca dei componenti che hanno espresso giudizi su Berlusconi", allargando così il campo a chi non ha offeso l'ex premier ma nei giorni scorsi ha preannunciato il suo sì alla decadenza.

 "Sono singolari le polemiche di queste ore del Pdl sulla natura della Giunta. Si tratta di una strategia che mira a introdurre, in maniera surrettizia, elementi di confusione utili ad accreditare una inesistente persecuzione di Berlusconi", dichiara Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd. "La Giunta - chiarisce Leiva - non è un quarto grado di giudizio né, tantomeno, esercita una funzione giurisdizionale. I suoi componenti non sono giudici. Essi non sono chiamati ad esprimersi sul merito della sentenza ma semplicemente a valutare, in capo ad un senatore, la sussistenza o meno dei requisiti previsti dalla legge, per l'esercizio di tale funzione parlamentare". Ne consegue - secondo il Pd,  che "ai sensi della legge Severino, perfettamente costituzionale" tanto che è già stata "applicata ad altri 37 cittadini italiani", mancano i prersupposti invocati dal Pdl, come suggerito anche da una "giurisprudenza granitica".

“In merito alle richieste da più parti avanzate di sospensione dei lavori della Giunta, si precisa che il ruolo del presidente del Senato, ai sensi del Regolamento per la verifica dei poteri della Giunta, è limitato all’intesa con il presidente della stessa Giunta ai fini della fissazione del giorno e dell’ora della seduta pubblica”. A rilevarlo è Alessio Pasquini, portavoce del presidente del Senato. “Il presidente del Senato - prosegue - non ha alcuna possibilità, nemmeno di comunicare con i componenti della Giunta riunita in camera di consiglio, senza incorrere nella violazione del Regolamento che prevede la segretezza di tale fase del procedimento”.

Ma Schifani, dopo il voto della Giunta, torna sulla questione-Crimi: “Chiederemo ulteriori chiarimenti al presidente Grasso”, ha aggiunto. Le indicazioni del presidente del Senato “danno il senso di voler archiviare una vicenda” sulla quale “noi chiediamo chiarezza. Le regole sono regole” e non si può derogare. “Non mettiamo in discussione la terzietà del presidente Grasso ma avremmo voluto un intervento più incisivo”, dice Schifani. Con la decisione di non sospendere i lavori “si è assunto una grande responsabilità”, osserva ancora e aggiunge: “chiederemo articolate motivazioni” perché c’è stata una “violazione che imponeva la sospensione”.