Roma, 5 novembre 2013 - Oltre un centinaio di casi in tre mesi. Il ministro della Giustizia Cancellieri ha più volte citato questa cifra - scrive l'Ansa - per indicare che in tante occasioni, personalmente o su input esterni, ci sono stati interventi per verificare e in alcuni casi alleviare la situazione di detenuti. Nell’informativa alle Camere questa cifra è stata ribadita senza citare alcun caso specifico. Ma sono diverse le situazioni, scrive l'Ansa, in cui il ministro si è attivato sollecitando i vertici del Dap e in particolare i due vice capi-dipartimento Francesco Cascini e Luigi Pagano che a loro volte hanno interessato le autorità competenti. La casistica è molteplice, ma non esiste un catalogo che la censisca. Purtroppo resta alto il numero dei suicidi in carcere. Le segnalazioni arrivano da canali diversi - familiari associazioni, parlamentari, il ministro stesso - e vengono vagliate con un’istruttoria condotta dalle autorità competenti.

- E’ del 5 agosto, per esempio, il caso di un detenuto al San Cataldo di Caltanissetta, che raccontava di essere in un grave stato di prostrazione perche’ dopo il trasferimento dal carcere di Siracusa, non poteva più lavorare nè ricevere visite dei familiari vista la distanza. Una detenuta a Lecce con tre figli a carico di cui una con gravi problemi psicologici, ha chiesto al ministro di essere trasferita in un altro istituto, il ministro ha attivato il Dap e il trasferimento è arrivato. Ci sono casi arrivati all’attenzione del ministro quando di fatto erano gia’ stati risolti, come quello di un detenuto a Regina Coeli, 75 anni, recluso da 31, con gravi problemi di salute: quando il ministro si è mossa, l’uomo era già stato scarcerato.

- Una donna in regime di alta sicurezza a Rebibbia ha chiesto invece di poter effettuare un colloquio con il marito detenuto anch’egli in 41 bis: non si vedevano da due anni e l’esigenza era legata anche alla situazione delle figlie adolescenti.

- Ci sono situazioni estreme, come quella di un detenuto a Bari con forti problemi psichici e fisici che minacciava il suicidio e per il quale il ministro ha chiesto un interessamento perche’ il caso fosse seguito da vicino.

- Un detenuto di Padova, recluso in una cella con altre due persone, ha chiesto spazi migliori ed è stato trasferito a Cremona, dove però ha visto interrompersi la possibilità di lavorare e il percorso rieducativo: l’intervento dell’amministrazione ha permesso di riportarlo a Padova, ma in una situazione adeguata sotto il profilo dello spazio. Gli uffici del Dap sono intervenuti anche in casi di “errore”, come per un giovane che si era sostanzialmente confinato in casa ai domiciliari dopo il provvedimento del Tribunale di sorveglianza, senza aspettare che fosse la Procura a disporli e farli scattare realmente: suo padre ha segnalato la situazione, che è stata sanata, ricalcolando la detenzione domiciliare tenendo conto del comportamento del giovane.