QUANDO nei giorni scorsi era scoppiato l’affaire Cancellieri-Ligresti avevano parlato un po’ tutti, meno che uno: il segretario in pectore del Pd Matteo Renzi. I suoi avevano esternato, e in quei pochi versetti rilasciati alle agenzie i giornalisti e i politici avevano cercato di carpire, come degli aruspici, l’idea che il sindaco di Firenze si era fatto sulla vicenda. Ma lui era rimasto a bocca chiusa, e quando martedì la Guardasigilli è andata in Parlamento, i «renziani» hanno dato il proprio via libera: niente sfiducia. Caso chiuso, quindi? Nemmeno per sogno, perché giovedì sera arriva la novità: Renzi attacca a testa bassa, e spiega che sulla Cancellieri il Pd ha sbagliato, e che il Guardasigilli avrebbe fatto meglio a lasciare la poltrona di via Arenula. Ma che cos’era accaduto nel frattempo — si chiedono in molti — tra martedì e giovedì sera? Niente di particolare, salvo il fatto che sono iniziati a circolare dei sondaggi in base ai quali la maggioranza della popolazione avrebbe voluto la testa della signora Cancellieri.


È PROBABILE che l’iniziale prudenza di Renzi sia dovuta anche alla volontà di non irritare troppo il Quirinale che in difesa della Cancellieri era stato categorico, certo è che ancora una volta decisivi sono stati i sondaggi più che le idee. Come il Berlusconi prima e seconda maniera, che per primo ha introdotto in Italia l’utilizzo sistematico delle rilevazioni per orientare la propria azione politica. Rendendo familiare da noi una pratica che altrove è comune da anni, là dove la «merce politica» è trattata più o meno come un detersivo. Negli Stati Uniti le rilevazioni avvengono addirittura in tempo reale durante i dibattiti televisivi, e i candidati sono avvertiti «live» se e come modificare il proprio messaggio.
Niente di strano in fondo, né per la politica in cui la coerenza non è mai stata una virtù e i cui canoni si vanno per tutti sempre più assoggettando a modelli importati da fuori e in fondo neanche per Renzi, uomo che ha fatto di intuizione e rapidità i suoi punti di forza senza guardare troppo al passato, al punto - per esempio - da chiedere a gran voce l’abolizione delle province lui che fino al 2009 è stato presidente di provincia.
Ora. dopo l’uscita di giovedì, si tratterà di capire come i renziani voteranno per la fiducia al ministro Cancellieri. A stare a sentire il proprio leader mostreranno pollice verso. O forse, aspettando il prossimo sondaggio, non faranno in tempo.

di Pier Francesco De Robertis