Paestum, 16 novembre 2013 - Interazione, movimento, narrazione, gioco: dalle origini della realtà virtuale in Archeologia, alle prime applicazioni di realtà aumentata (esempio di progetti che offrivano tour personalizzati, un vestito tecnologico high-tech, computer portatile, casco con display, occhiali, auricolari, microfono, fotocamera), fino all’extralivello di realtà aumentata, la mostra è un excursus inedito nella storia della comunicazione virtuale dell’archeologia. Alcuni esempi: il tour di Bologna in età romana, che si compie muovendo il corpo su tre livelli (traslatio, volatus e imago in cui appare la sovrapposizione della città moderna); e ancora il Timescope e il Timeline, le più recenti applicazioni digitali legate al patrimonio culturale, realizzate ad Ename (Belgio) - il primo è un sistema narrativo interattivo per il sito archeologico, mentre il secondo mostra l’evoluzione del sito e la provenienza degli oggetti.

Di interesse anche i giochi, come 'Apa Game', che fa muovere Guido, il garzone di un mercante bolognese del XIII secolo che cade in un vortice temporale, si trova nella Bologna di età romana e deve cercare di tornare a casa risolvendo enigmi. Per finire, l’evoluzione della visualizzazione 3D 2003 (il Partenone di Atene) – 2013 (la Tomba dei Festoni di Taranto), un esempio di come questo tipo di applicazione sia stata usata prima solo per i grandi monumenti, poi diffusa in maniera capillare. ArcheoVirtual è organizzato in collaborazione con CNR ITABC VHLab, V-MUST.NET, con la direzione di Sofia Pescarin del CNR ITABC e la segreteria scientifica di Daniele Ferdani e Augusto Palombini.

di Olga Mugnaini