Roma, 27 novembre 2013 - Dopo le tensioni di ieri, il maxiemendamento sostitutivo della Legge di Stabilità (LE PRINCIPALI NOVITA') è stato approvato in nottata dal Senato con 171 voti favorevoli e 135 contrari. Presenti 307 senatori e 306 votanti. Il ‘sì’ al provvedimento valeva anche come voto di fiducia al Governo. Lo ha stabilito il Capo dello Stato dopo un colloquio con il premier Enrico Letta in seguito all’uscita dalla maggioranza di Forza Italia.

Stamane è arrivato anche il via libera dell’aula del Senato al disegno di legge di bilancio con 162 sì e 115 voti contrari. Dunque, dopo l’ok al disegno di legge di stabilità nella notte e alla nota di variazione di bilancio di oggi, la manovra passa ora all’esame della Camera.

Dopo il passaggio al Senato, la manovra del governo sale da 12,4 a 15 miliardi di euro nel 2014. E’ quanto si evince dalle tabelle. Il totale di minori spese e maggiori entrate e’ circa 2,7 miliardi, di cui 1,2 miliardi di maggiori entrate. Il saldo migliora di quasi 175 milioni. L’impatto sul deficit 2014 scende da 2,7 a 2,5 miliardi.

LETTA: NIENTE RIMPASTO  - Nessun rimpasto di governo, ma Enrico Letta si aspetta le dimissioni dei sottosegretari del Pdl che hanno scelto Forza Italia. Nella conferenza stampa di stamane a palazzo Chigi il premier dice: “Il tema della squadra di governo non si pone, resta così com’è. Ma mi aspetto decisioni conseguenti da parte dei componenti del governo che hanno scelto Forza Italia”, ovvero le loro dimissioni.

Il governo non traballa: “I numeri sono gli stessi che aveva Berlusconi nella legislatura 2008”, dice Letta, aggiungendo che avvierà un “giro di consultazioni” con i partiti che compongono la sua maggioranza, grazie al quale “capiremo come incarnare questo rafforzamento, questa maggiore unità e coesione” che per il premier si è segnata con l’uscita di Forza Italia e Silvio Berlusconi dalla maggioranza.

Un giro di consultazioni che “non potrò completare prima dell’8 dicembre per ragioni evidenti”, ovvero l’elezione del nuovo segretario del Pd: “Il giorno dopo le primarie mi confronterò con il nuovo segretario Pd, sarà un confronto positivo”.

“L’orizzonte temporale del governo non cambia, resta quello del 29 aprile”, ovvero 18 mesi a far data dal giorno dell’insediamento. Alla domanda se ora ci sia la possibilità di un governo di legislatura, Letta ribatte: “Rimaniamo su quel solco e con quell’orizzonte” di 18 mesi “con maggiore impegno per applicare quel programma”.

LO STRAPPO DI FORZA ITALIA - "Siamo arrivati alla determinazione che non ci sono piu le condizioni per proseguire nella collaborazione con questo governo". Così Paolo Romani, capogruppo Fi al Senato, ha annunciato l'uscita dalla maggioranza di governo.

NO ALLA LEGGE DI STABILITA' - "Il maxi emendamento presentato dal governo è totalmente irricevibile", ha detto ancora Romani, presidente dei senatori Forza Italia, durante la conferenza stampa in Senato. Paolo Romani sostiene che l’esecutivo "si è sottratto al confronto in più di una occasione e potrei citare data e orario di ogni singola nostra richiesta di incontro", ha aggiunto: "L’ultima occasione è stata con il maxiemendamento alla legge di stabilità che ha avuto i suoi ritardi e che, come ha spiegato il ministro Franceschini in aula, dovrebbe riprendere il lavoro della commissione e gli emendamenti, tanti, che non sono stati votati in commissione Bilancio. In più di una occasione". 

"LARGHE INTESE FINITE" - Brunetta e Romani hanno sottolineato che "le larghe intese sono finite", il governo di larghe intese "è finito", la sua natura "è cambiata". "Il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica - aggiungono - ne prendano atto". "Abbiamo un grande rammarico, sulla politica economica - ha sottolineato Brunetta - siamo di fronte a un totale fallimento. Questa legge di stabilità è sbagliata, costruita male e discussa peggio, anche in ragione della mancanza di confronto che il governo ha dimostrato nei confronti della parte più rilevante della sua maggioranza insieme con il Partito Democratico. Per quanto ci riguarda le larghe intese sono finite".

ALFANO: SBAGLIATO SABOTARE IL GOVERNO - "Avevamo detto e ripetiamo che è sbagliato sabotare il governo e portare il paese al voto, per di più con questa legge elettorale, a seguito della decadenza di Berlusconi". Lo ha affermato in una nota Angelino Alfano, vicepremier e leader di Ncd, in merito all’uscita dalla maggioranza di Forza Italia. "Avevamo visto giusto, avevamo visto lontano - ha aggiunto Alfano -. Sapevamo che sarebbe finita così e adesso siamo alla cronaca di un esito ampiamente annunciato. 

"La legge di stabilità, che comunque non aumenta le tasse ed è ancora migliorabile alla Camera però - sottolinea il vicepremier - è diventata una scusa, un pretesto che non regge di fronte alla difficoltà di un Paese che ha bisogno di buon governo e non del buio di una crisi senza sbocco e senza prospettive. Noi, dunque, continueremo a lavorare per l’Italia", conclude Alfano.