Roma, 2 dicembre 2013 - L’undici dicembre quando Letta chiederà la fiducia alle Camere, se sarà Renzi il nuovo segretario del Pd, il premier si vedrà recapitare l’agenda Renzi sulle cose da fare. “Mi auguro che l’otto dicembre siano tanti. A mezzogiorno del 9 dicembre, se vinco, annuncio la squadra della segreteria. E, a sera, partecipo alla riunione dei gruppi parlamentari per decidere l’atteggiamento da tenere al voto di fiducia”. Il sindaco di Firenze lo ha detto chiaramente a Piazza Pulita. "Ora o mai più: il Pd ha ora la maggioranza per fare le cose. Se Grillo e Berlusconi vedono un governo che tentenna ci portano via di peso. Io voglio che il Pd faccia le cose sul serio”. Poi a proposito della riforma della giustizia chiesta da Alfano: "Va tutto bene. Per carità. Sono vent’anni che ci parlano della giustizia. Ma io dico: ‘uno’. Le regole del gioco sulla giustizia Alfano le ha già date, è il lodo Alfano e a noi quella roba li’ non interessa. E poi per noi la priorità è il lavoro”.

“E’ di sinistra chi abbassa le tasse non chi le alza, magari foraggiando le spese della politica”. Per Renzi “bisogna alzare le tasse sulle transazioni finanziare e abbassare quelle sul lavoro. Si può intervenire sulle transazioni finanziarie in modo più incisivo, e tra l’altro so che questa è una misura già allo studio del governo” dice il sindaco di Firenze che spiega: “ Non risolve i problemi ma è un fatto di equita’. Va bene se si tassa un po’ di più chi gioca in borsa e meno il lavoro”.

“Il punto drammatico è che abbiamo perso 8 mesi a parlare di quello che ci hanno imposto Berlusconi e Brunetta. L’imu sulla prima casa vale 236 euro a famiglia”. Lo dice Matteo Renzi, nel corso di Piazzapulita. “L’imu l’hanno già rimessa in alcuni comuni. Non l’hanno ancora tolta. Ma il punto è che il sistema sia semplice e chiaro. Imu, Tasi, Tares, Iuc. Sembra Superpippo. Iuc”, dice Renzi con una battuta. “Io non voglio fare le scarpe a Letta, io voglio dargli una mano per il bene dell’Italia”.

LETTA VEDE NAPOLITANO - Niente dimissioni, niente rimpasto, solo un nuovo passaggio che confermi la fiducia che il governo ha gia’ chiaramente avuto e avrà di nuovo domani. Enrico Letta si sottopone al passaggio che tutti, tranne Forza Italia, precisano non sara’ una verifica ma tiene, d’accordo con Giorgio Napolitano, a piantare paletti ben precisi. Uno dei paletti principali l’ha piantato dalla Lituania: il passaggio parlamentare ci sara’ dopo le primarie del Pd. Gli altri due sono stati concordati senza alcuna difficoltà d’intesa con il presidente della Repubblica: niente dimissioni e niente rimpasto. Da politici navigati, entrambi sanno che le verifiche e i rimpasti sono terreni assai scivolosi, che raramente finiscono come era stato previsto all’inizio. Tanto piu’ in una situazione di fibrillazione perenne come quella attuale.

 

“L’11 dicembre - spiegano a palazzo Chigi - ci sarà la conferma di una fiducia che il governo ha gia’ ottenuto la scorsa settimana sulla legge di stabilita’ e che otterra’ anche domani sul dl di rifinanziamento delle missioni internazionali”. “Il governo - spiegano al governo - e’ pienamente in carica”. Si e’ pero’ convenuto al Quirinale, a fronte delle richieste di Forza Italia, che era opportuno un “passaggio di conferma”. Che sarà l’occasione per tenere, nella nuova maggioranza, “un confronto sul programma e sui contorni di questo governo”. E cioè un nuovo patto, come ipotizzato anche alla vigilia della decadenza, per ridisegnare, sullo stesso canovaccio impostato ad aprile, contenuti e tempi di lavoro e cioe’ il nuovo programma per tutto il 2014. E dunque tre saranno i filoni principali: Europa, riforme e lavoro. Temi su cui il premier anche oggi ha battuto, non ultimo durante l’incontro con il premier israeliano Netanyahu. “L’uscita dalla crisi e’ a portata di mano” ha spiegato oggi Letta, non si puo’ perdere altro tempo, bisogna mettersi al lavoro subito. Per questo, attese le primarie, si procedera’ alla verifica.

Una mediazione, voluta dal premier, tra le richieste di Forza Italia e quelle dei renziani. Se i primi avrebbero preferito incalzare l’esecutivo gia’ questa settimana (e si riservano di presentare una mozione di sfiducia), gli ultimi chiedevano più tempo. “La verifica sarà subito dopo l’8 - spiegava nei giorni scorsi un parlamentare lettiano - cosi’ non ci sara’ troppo tempo per armare battaglie”. E dunque due giorni dopo il risultato delle primarie, dato il tempo al vincitore di incontrare il premier, ci sara’ il passaggio parlamentare che si concludera’ con un voto. Da qui ad allora Letta sondera’ gli altri leader di maggioranza, molto probabilmente senza un giro di consultazioni vere e proprie: “non ci sono dimissioni nè cambio di squadra, quindi saranno colloqui informali” spiegano a palazzo Chigi.

I temi, dunque, saranno ascrivibili a tre grandi filoni: Europa, lavoro e riforme. Anche di questo si e’ parlato stasera, alla vigilia della riunione della Consulta sulla legge elettorale. L’esecutivo ha infatti intenzione di spingere l’acceleratore sulle riforme, ma si scontra con il problema dei numeri, come dimostrato dalla decisione di oggi di Forza Italia di sfilarsi dal dl province. Quanto alle polemiche tra Alfano e Renzi, Letta osserva da palazzo Chigi, nota il nervosismo pre-primarie, ma si sfila dalla tenzone e confida in toni piu’ pacati dopo l’8 dicembre. Del resto, se e’ vero che Renzi ora potra’ far valere il suo peso, come rivendicato ieri, e’ anche vero che lo dovrà dimostrare nel quotidiano lavoro dei gruppi parlamentari, non certo tutti di provata fede renziana. Il premier attende il risultato di domenica e si appresta a lavorare a quello di mercoledi’ prossimo, con un refrain ormai consolidato: “ai cittadini dobbiamo dare risposte concrete” ha detto oggi durante il vertice Italo-israeliano. Ma il messaggio non era rivolto a Gerusalemme.