«E’ COSÌ che si riunisce il parlamento europeo». Gianni Pittella non si scompone davanti alla fotografia dell’aula di Strasburgo praticamente vuota, mentre parla Mario Draghi. Nulla di strano, insomma, se solo un trentina dei 766 deputati europei giovedì mattina hanno ascoltato il presidente della Banca centrale europea mentre spiegava le prossime mosse contro la crisi economica.
Insomma, Pittella, lei era anche il relatore del dossier sulla Bce presentato dai deputati. Quelle sedie vuote non sono una bella immagine.
«Ripeto, questa è la modalità ordinaria di riunione. Certo — osserva l’eurodeputato del Partito democratico e vicepresidente del parlamento — sarei stato felice se ci fosse stata una maggiore presenza. Ma i dibattiti prima delle votazioni sono sempre così: in aula c’è solo chi ha seguito i dossier. Chi si occupa di agricoltura non partecipa quando si parla di Bce. E viceversa».
Ma dov’erano tutti gli altri?
«Quando ci riuniamo a Strasburgo, una volta al mese per la sessione plenaria del parlamento, gli impegni sono tanti. Ci sono i dibattiti, le riunione dei gruppi parlamentari e delle commissioni, siamo tutti insieme soltanto durante le votazioni».
Quindi quel deserto non è stato un messaggio politico a Draghi?
«No. Ribadisco, è sempre così, non solo con Draghi. La giornata tipo è: dalle 9 alle 12 dibattito in aula, dalle 12 in poi si vota, dalle 15 in poi altri dibattiti fino a sera».
D’accordo, ma il presidente della Bce parla di crisi. E’ un tema che coinvolge tutti. Ascoltarlo, poterlo incalzare, non succede tutti i giorni.
«Il parlamento ha con Draghi un dialogo costante. Viene spesso in commissione economica. Bisogna capire che in Europa i dibattiti sono diversi rispetto al parlamento italiano, sono molto più specialistici e meno generalisti. I dossier vengono discussi tra i gruppi, si ha fiducia in chi va in aula a rappresentare tutti e a Draghi hanno parlato deputati espressione di tutti gli schieramenti».
Secondo lei Draghi è rimasto stupito da quelle sedie vuote?
«Ma no. E’ una cosa ordinaria. Poi ognuno può giudicare quella fotografia come vuole».
Il parlamento europeo ha tre sedi: Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. Secondo i trattati dovete riunirvi tutti una volta al mese per quattro giorni nella città francese. Significa spostare 3mila persone dalla sede del Belgio. Costo: 200 milioni di euro l’anno.
«Premessa: il parlamento europeo è l’unico al mondo che non può decidere dove riunirsi».
Cosa significa?
«Che noi possiamo votare e approvare richieste per avere una sola sede, ma poi sono i governi degli stati membri dell’unione che decidono. E serve l’unanimità. Basta un no e non se ne fa nulla. E la Francia ha già messo il veto...».
Chiaro: senza il parlamento Strasburgo abbassa le saracinesche. E’ un business non da poco per alberghi, ristoranti, negozi. Però è uno spreco di denaro pubblico, o no?
«Certo, è uno spreco. Senza contare i problemi per gli uffici e i parlamentari che devono trasferirsi dal Belgio alla Francia portandosi dietro quintali di documenti. Strasburgo è anche difficile da raggiungere. E’ collegata malissimo».
Soluzioni?
«Semplice: non facciamo morire Strasburgo, ma evitiamo sprechi. Concentriamo il parlamento a Bruxelles, i funzionari in Lussemburgo e Strasburgo può essere sede di alcune delle tante agenzie europee, come quella per la ricerca ad esempio».
Torniamo all’aula vuota: l’anno prossimo si vota per le europee. E questo non è stato un bel messaggio. Non le pare che le istituzioni dell’Ue importino pochissimo ai cittadini e che siano lontane dalla ‘gente comune’?
«C’è un deficit di comunicazione. Intanto alcuni parlamentari si limitano a rimanere tutta la settimana a Bruxelles, invece di dedicare almeno tre giorni al territorio dove sono stati eletti, come faccio io, incontrando persone e spiegando cosa si fa in Europa. Poi, purtroppo, le grandi organizzazioni non si interessano mai di Europa, così come i grandi mezzi di comunicazione, come la Rai. E’ un grave errore, l’Europa siamo noi e al parlamento si prendono decisioni importanti».
Pittella, quindi a Strasburgo vi date da fare?
«I deputati non sono dei nullafacenti o degli scansafatiche. Quando Draghi parlava, chi non era lì stava lavorando. Magari ci sarà qualcuno che non fa nulla, ma tutti gli altri si impegnano a fondo. Su temi che interessano tutti».