Roma, 21 gennaio 2014 - “Ci vediamo una volta alla settimana, una alla Camera e una al Senato. Appena stresso ditemelo, mi pare di avere già iniziato...”. Così Matteo Renzi ha scherzato avviando l’assemblea con i deputati alla Camera.

Il passaggio di oggi è decisivo. Senza riforme la legislatura rischia”. Lo ha detto Matteo Renzi in un incontro con i deputati del Pd, aggiungendo: “il Pd è centrale, se riusciamo facciamo le riforme tutti insieme”.

“Chi non mi ha mai creduto, oggi deve prendere atto della realtà: nessuno trama contro Enrico Letta”, ha assicurato.

Gag, durante l’assemblea dei deputati Pd, tra Rosy Bindi e Matteo Renzi. Bindi chiede alcune correzioni alla proposta, tra cui la soglia al 38, una soglia d’accesso più bassa e no alle liste bloccate. “Diglielo tu a Berlusconi”, propone Renzi. “Proprio a me mi ci vuoi mandare?”, ribatte l’ex presidente del Pd, più volte presa di mira dal Cavaliere.

“Può essere che abbia perso consensi incontrando Berlusconi ma non misuro i risultati sui sondaggi”.

“Se c’è accordo con tutti per modificare e migliorare sono felice”. “Per me se non si toccano il premio di maggioranza e il ballottaggio fate quel che vi pare”, ha aggiunto, “se siete più bravi vi presto anche la stanza”.

Matteo Renzi ha assicurato il suo “dispiacere” per le dimissioni di Gianni Cuperlo da presidente del partito. “Qualcuno mi ha detto che dovevo scrivergli di rinunciare, una liturgia che non mi appartiene. E per quel che ne so neanche a Gianni”, ha detto il segretario all’assemblea dei deputati Pd.

 

RENZI, PRENDERE O LASCIARE -  La vittoria di Matteo Renzi sulla legge elettorale, che il segretario ha 'blindato', in direzione di ieri, non ha messo a tacere le molte anime dei democratici, non abituate al nuovo stile del 'prendere o lasciare' inaugurato dal neosegretario. In particolare la sinistra non manda giù facilmente l'attacco frontale di Renzi al presidente Gianni Cuperlo, sconfitto alle recenti primarie, che difatti si è dimesso.

CUPERLO SCRIVE A RENZI - Gianni Cuperlo si dimette da presidente del Pd. Lo ha annunciato lui stesso, a quanto si apprende, durante la riunione della minoranza, in corso alla Camera, leggendo la lettera poi inviata via Facebook al segretario Pd Matteo Renzi per motivare la sua decisione. Già da ieri sera si rincorrevano i retroscena su Cuperlo che già ieri in direzione aveva lasciato la presidenza, dopo lo scontro con Renzi. "Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non puo’ piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero”, continua la lettera. “Mi dimetto- aggiunge- perché voglio bene al Pd e voglio impegnarmi a rafforzare al suo interno idee e valori di quella sinistra ripensata senza la quale questo partito semplicemente cesserebbe di essere. Mi dimetto perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso. Voglio poter applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appaia a nessuno come un abuso della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire al meglio delle mie capacità".

"Ancora ieri, e non per la prima volta, tu hai risposto a delle obiezioni politiche e di merito con un attacco di tipo personale.  Il punto- aggiunge- è che ritengo non possano funzionare un organismo dirigente e una comunità politica - e un partito è in primo luogo una comunità politica - dove le riunioni si convocano, si svolgono, ma dove lo spazio e l’espressione delle differenze finiscono in una irritazione della maggioranza e, con qualche frequenza, in una conseguente delegittimazione dell’interlocutore. Non credo sia un metodo giusto, saggio, adeguato alle ambizioni di un partito come il Pd e alle speranze che questa nuova stagione, e il tuo personale successo, hanno attivato".

Cuperlo aggiunge: "Tra i moltissimi difetti che mi riconosco non credo di avere mai sofferto dell’ansia di una collocazione". Nella lettera a Matto Renzi in cui Gianni Cuperlo spiega le ragioni delle sue dimissioni, il deputato del Pd spiega: "Non nutro alcun sentimento di invidia e tanto meno di rancore. Non ne avrei ragione dal momento che la politica, quando vissuta con passione, ti insegna a misurarti con la forza dei processi. E io questo realismo lo considero un segno della maturità. Non mi dimetto, quindi, per "livore". E neppure per l’assenza di un cenno di solidarietà di fronte alla richiesta di dimissioni avanzata con motivazioni alquanto discutibili. Non mi dimetto neppure per una battuta scivolata via o il gusto gratuito di un’offesa. Anche se alle spalle abbiamo anni durante i quali il linguaggio della politica si e’ spinto fin dove mai avrebbe dovuto spingersi, e tutto era sempre e solo rubricato come 'una battuta'".

LA REPLICA DI RENZI - "Caro Gianni, rispetto la Tua scelta. Conosco la fatica che hai fatto nell’accettare la mia proposta di guidare l’Assemblea del Pd, dopo le primarie. Con franchezza e lealtà, non me l’hai taciuta. Non volevi farlo, ma hai ceduto alla mia insistenza". Così Matteo Renzi nella lettera di risposta a Gianni Cuperlo, che oggi si è dimesso da presidente del Pd. "Pensavo, e continuo a pensare, che un tuo impegno in prima persona avrebbe fatto bene alla comunita’ di donne e uomini cui ti riferisci nella tua lettera. Comunità ampia. Che tutto può essere tranne che omologata nel linguaggio e nel pensiero. Comunità difficile. Dove ci si può sentire offesi perché uno ti dice che sei livoroso. E dove si può rimanere con un sorriso anche se ti danno del fascistoide. Comunità bellissima, però. Ricca di valori che vanno oltre le personalità e i caratteri dei singoli", dice Renzi. Il segretario del Pd aggiunge: "Siamo il Partito Democratico non solo nel nome, del resto. Un partito vivo, dinamico, plurale, appassionato. Un partito vero, non di plastica. Un partito dove si discute sul serio, non si fa finta. A viso aperto e non nei chiacchiericci dei corridoi. Guardandosi negli occhi e non affidandosi alle agenzie di stampa". "La stessa franchezza e lealtà - dice Renzi - mi ha portato a criticare - nel merito - il tuo intervento di ieri. In un Partito Democratico le critiche si fanno, come hai fatto tu, ma si possono anche ricevere. Mi spiace che ti sia sentito offeso a livello personale. Ti ringrazio per il lavoro che hai svolto nel tuo ruolo e sono certo che insieme potremo fare ancora molto per il PD e per il centrosinistra. Ci aspetta un cammino intenso che può finalmente cambiare l’Italia". E sulle riforme dice: "Si poteva fare meglio? Sì, certo. Ma fino ad ora non si era fatto neanche questo. E rimettere in discussione i punti dell’accordo senza il consenso degli altri rischia di far precipitare tutto".

SULLA LEGGE ELETTORALE: VOLEVO LE PREFERENZE, MA... - "Berlusconi ha dovuto mollare sul ballottaggio. Io ho dovuto mollare sulle preferenze. Perché io ero d’accordo con le preferenze ma Berlusconi non le voleva". Matteo Renzi a Porta a Porta, rivela uno degli aspetti della trattativa sulla legge elettorale. "Io avrei preferito le preferenze, ma questo sistema non è come il porcellum. Perché il porcellum aveva liste di 28 nomi. Qui ci sono 4 o 5 nomi. E se io non voglio votare uno di questi, lo posso fare", aggiunge Renzi.

 

RENZI A PORTA A PORTA: CAMBIAMO SOGLIE SBARRAMENTO SE ALFANO CONVINCE BERLUSCONI - "A me cambiare le soglie di sbarramento non interessa". “Il centrodestra sta con Berlusconi, convincano lui e ci facciano sapere. Se Alfano convince Forza Italia a modificare le soglie di sbarramento, le cambiamo. Se tutti son d’accordo in Parlamento, si cambia, perché che vuole che interessi a me delle soglie di sbarramento. Ma deve essere d’accordo FI”. Così Matteo Renzi ospita a Porta a Porta.

 

ORFINI 'ROMPE' LA SINISTRA PD -  Già prima della decisione di Cuperlo, c'era maretta nella sinistra Pd. Se Alfredo D’Attorre si dice pronto a presentare un emendamento per reintrodurre le preferenze nella proposta messa a punto dal Pd, Matteo Orfini, esponente di spicco dei Giovani turchi, non segue l’iniziativa dei bersaniani. “Io un emendamento per le preferenze non lo voto, a meno che non sia l’emendamento del mio partito. Mi attengo alle decisioni della direzione e del gruppo, perché  questo è il modo per tenere unito il Pd. Altrimenti, per questa via, il Pd si sfascia”, dice Orfini.

Orfini è tornato sul tema anche in un intervento sul blog. "Sulla legge elettorale- spiega- ho la stessa posizione da anni: il premio di maggioranza nazionale è una delle ragioni principali del disastro del paese. Se ci deve essere una correzione maggioritaria meglio ottenerla con soglia e collegi. Quindi, nel merito, la proposta avanzata ieri da Renzi non mi piaceva e avrei votato volentieri contro. Altro che aperture. Cuperlo ci ha chiesto di astenerci e ho fatto quanto richiesto". Ovviamente, osserva, “non condividere nel merito la proposta non significa non vedere gli effetti positivi dell’iniziativa di Renzi e il risultato oggettivo di aver sbloccato una situazione complicatissima, come lo stesso Cuperlo ha ieri riconisciuto.

ZOGGIA - A porre il tema della gestione del partito è tra gli altri il bersaniano Davide Zoggia: "Io non ho mai visto una direzione del nostro partito in cui il segretario si presenta e dice: questo è il nostro pacchetto, prendere o lasciare. Si può anche fare a meno di fare la direzione se questo è il punto di approdo”. E dunque “il tema - ha denunciato Zoggia, parlando ad “Agorà” - non è quello di non scrivere le regole con Berlusconi, il tema è scrivere regole condivise, non mettere in difficoltà il Governo e avere rispetto all`interno del partito anche di opinioni che non siano coincidenti”.

ROSY BINDI SODDISFATTA - “Questo accordo che è stato raggiunto ha degli aspetti molto positivi che vanno sottolineati. Mi ritrovo nell`impianto del doppio turno di coalizione, è molto positivo che si dia avvio anche alle riforme costituzionali, limitandosi però alla riforma del bicameralismo e del Titolo V, abbandonando le mire presidenzialiste - è la promozione di Rosy Bindi - E' anche vero che le cose importanti si fanno insieme e si fanno sempre rispettando le regole. E` però impensabile che un accordo così importante sulla legge elettorale arrivi in Parlamento blindato, senza nessuna possibilità di modifica” ha concluso.

FASSINA APRE - Apertura e apprezzamento per Matteo Renzi dall’ex Viceministro Pd Stefano Fassina, dimessosi dal Governo in polemica con il leader Pd. “Riconosco che ha fatto un ottimo lavoro: ora c’è un accordo, andiamo a lavorare su quest’accordo, cerchiamo di migliorarlo per quanto ci riguarda. Noi poniamo dei punti di merito”, ha affermato Fassina a Radio24. “Noi vogliamo che le riforme vadano in porto. Tutto il resto dimentichiamolo”.