Roma, 31 gennaio 2014 - La riforma della legge elettorale ha passato oggi il primo scoglio alla Camera, con l'Aula che ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Sel, M5S e Fratelli
d'Italia. Un risultato che fa esultare Matteo Renzi: "Bene, abbiamo tenuto, ora avanti, si fa", ha detto il segretario del Pd ai suoi.

Non sono mancati i franchi tiratori: difficile un calcolo esatto, ma il numero oscilla tra 20 e 30. L'esame vero e proprio del testo, con il voto sugli emendamenti, inizierà l'11 febbraio. Il partito democratico avrebbe voluto accelerare alla prossima settimana, ma nella conferenza dei capigruppo ha trovato la sponda della sola Forza Italia.

LA PROTESTA - Subito dopo il voto i deputati del Movimento 5 Stelle hanno abbandonato l’aula di Montecitorio. "Non ci renderemo complici di questo scempio”, ha detto il deputato pentastellato Giuseppe Brescia in aula. "Dispiace questa decisione, ma in quest’aula tutti possono dibattere ed esprimere il proprio parere", ha replicato la presidente della Camera, Laura Boldrini.

Stessa decisione da parte di Fratelli d’Italia, che ha deciso di non partecipare all’esame della legge elettorale. "Abbandoniamo l’aula, pur dicendo che saremo presenti ogni minuto quando sarà possibile migliorare questa orrenda legge", ha annunciato Ignazio La Russa.

LEGA - La Lega Nord aveva già deciso di non presenziare ai lavori per protestare contro la mancata ripetizione del voto sul provvedimento espresso ieri in commissione Affari costituzionali. Secondo il capogruppo Giancarlo Giorgetti al deputato leghista Cristian Invernizzi era stato impedito di votare. "Non potevamo che mettere in atto un’azione non violenta e pacifica come quella dell’abbandono dell’aula perchè non si può tacere quanto sta avvenendo alla Camera che è di una gravità inaudita: qui non siamo nè in Corea del Nord nè, con tutto il rispetto per il parlamento ucraino, in Ucraina, qui siamo in Italia e non è stato garantito ad alcuni deputati di poter votare in commissione sulla legge elettorale. E il presidente della Camera doveva essere garante della possibilità di votare", ha spiegato Giancarlo Giorgetti in una conferenza stampa.

"Non so se è colpa dei commessi, dei cinquestelle o di altri - ha aggiunto Giorgetti - ma credo sia il primo caso nella storia della Repubblica italiana in cui è stato impedito ai deputati di votare. La ripetizione della votazione sarebbe durata un minuto". Poi lo stesso Invernizzi ha spiegato che "da un ingresso si poteva entrare solo attraverso spintoni e cazzotti e non mi sembrava il caso, l’altro ingresso era sbarrato, quando sono giunto nell’aula della commissione, durata tra i 25 e i trenta secondi, era già stato votato il mandato al relatore".

"La votazione si è tenuta, è stata assolutamente regolare, non è stato impedito ai colleghi di entrare in commissione", è stata però la replica del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Francesco Paolo Sisto (Fi).

IN AULA L'11/2 - L’esame della riforma della legge elettorale riprenderà in Aula alla Camera l’11 febbraio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Il capogruppo del Pd, Roberto Speranza, aveva chiesto che la discussione ripartisse già martedì, ma ha trovato nella conferenza dei capigruppo solo la sponda di Forza Italia, con Renato Brunetta. Mancando la maggioranza qualificata, la decisione è stata rimessa - a quanto si è appreso - alla presidente Laura Boldrini che ha fissato per la seconda settimana di febbraio.
Boldrini ha poi stabilito che il contingentamento dei tempi non sia così stringente: 22 le ore fissate per il dibattito e la votazione. E’ stato inoltre triplicato il numero degli emendamenti che i gruppi potranno segnalare e che dovranno essere depositati entro 24 ore prima dell’inizio dell’esame, dunque il 10 febbraio.