Giuseppe Turani

TANTI anni fa a Giuseppe De Rita, del Censis, era venuta l’idea che l’Italia avrebbe potuto essere il “fabbricone” d’Europa. Gli altri ormai sono troppo ricchi e non vogliono faticare, noi qui abbiamo tante braccia e un Sud praticamente vuoto da riempire, possiamo fabbricare tutto.
Naturalmente, nessuno fece niente e ormai anche quella partita è persa: il “fabbricone” d’Europa, se ci sarà, sarà nei paesi dell’Est europeo. Ma il problema italiano consiste nel fatto che non c’è nient’altro. Detta in termini più chiari: non siamo un paese appetibile. E non lo siamo perché siamo pieni di errori e anche di una cultura sballata.
Tutti i giorni leggiamo e sentiamo che ci vogliono nuovi posti di lavoro. Solo che i posti di lavoro non li fanno i grillini. E nemmeno la Fiom di Landini. Li fanno le aziende. Oggi soprattutto le multinazionali. Solo che ci evitano.
E non tanto per ragioni politiche. Stanno alla larga dall’Italia perché qui non funziona quasi niente. E anche perché non facciamo nulla per attirarle. Non offriamo trattamenti fiscali speciali (con forti sconti). Anzi, tutti sanno che, se vengono qui, prima o poi saranno bastonati. Abbiamo un codice del lavoro (con relativi tribunali) che da solo potrebbe rappresentare un corso triennale a Harvard.

Gli stranieri hanno comprato moltissime aziende in Italia (agro-alimentare e moda, ma anche meccanica), solo che nemmeno una si è sognata di mettere qui il suo quartier generale.

MA, senza l’arrivo delle multinazionali, questo Paese non si muove. L’imprenditoria locale è ormai stata distrutta per almeno un quarto e vedo in giro poca gente che ha voglia di aprire capannoni e di fare qualcosa. Le nostre stesse aziende, quando vanno bene, crescono all’estero. Un po’ per essere più vicine ai mercati di vendita, ma anche perché quasi ovunque (persino in Paesi considerati fino a ieri primitivi) le cose sono più chiare che qui da noi.

SONO tante le riforme da fare, ma tre vengono prima di tutte: fisco, lavoro e giustizia civile. Tuti e tre questi settori oggi sono una specie di caos organizzato. Le multinazionali straniere non vengono e le nostre aziende soffrono. I posti di lavoro, dovrebbe essere ormai chiaro, bisogna meritarseli. E per meritarli bisogna offrire agli imprenditori, italiani e stranieri, un Paese dove le cose sono certe e adeguate. Qui, invece, si inventa una nuova tassa al giorno. E un’azienda come la Fiat può essere trascinata per 60 volte in tribunale. Ottenere soldi da un debitore è un’impresa impossibile. Chi volete che infili volontariamente la testa in questo ginepraio dal fondo sdrucciolevole?