Roma, 11 febbraio 2014 - Il segretario del Pd, Matteo Renzi, è salito al Quirinale per incontrare il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Un colloquio di due ore avvenuto a cena, come comunica il Quirinale. Al termine dell’incontro, nulla è trapelato dall’entourage del segretario Renzi che ha tenuto a mantenere il massimo riserbo sui contenuti del suo colloquio con Napolitano.

Il deputato renziano del Pd Matteo Richetti a ‘Otto e mezzo’, su La7: “Domani sarà una giornata centrale per la legge elettorale in aula e il Presidente Napolitano ha incontrato Renzi per discutere quali scenari sono possibili per il governo”, ha detto. A Napolitano, Renzi ha ribadito “quello che ripete da mesi - ha aggiunto - non possiamo pensare che Renzi adesso pressi per andare a Palazzo Chigi ma il governo è aggrovigliato su se stesso”.

PD: IL PUNTO - L’incontro di questa sera al Colle tra Giorgio Napolitano e il Matteo Renzi segna per i fedelissimi del segretario del Pd una svolta nell’impasse sul governo. Per questo nella cerchia ristretta si citano le parole di Cesare nel varcare il Rubicone. Nulla è ancora scritto e su questo tutti insistono. Ma il colloquio a due con il Capo dello Stato è considerato da diversi renziani già una vittoria per il leader del Pd. Tantopiù che per tutto il giorno è girata con insistenza la voce che l’incontro dovesse essere a tre, presente anche Enrico Letta, seccamente smentita dai lettiani. I renziani che hanno dato credito alle voci sospettano che il premier si sia tirato indietro. In ogni caso, e’ giudicato indicativo il fatto che il presidente abbia visto Renzi prima del presidente del Consiglio.

Renzi in questi giorni ha subito un fortissimo pressing interno per una staffetta con Letta. E nonostante i dubbi sull’operazione i suoi assicurano che e’ pronto ad accettare sulla spinta delle pressioni che arrivano non solo dal Pd ma da mondi diversi; nella direzione di un cambio di timoniere a palazzo Chigi sono stati letti i segnali di delusione di Confindustria nei confronti del governo A lanciare il segnale che Renzi fosse disponibile possa a rompere gli indugi e’ stata un’intervista, questa mattina, di Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria. “Capisco le sue resistenze, ma credo che sia un dovere al quale la politica non puo’ sfuggire verificare, senza reticenze e con coraggio, se un governo di legislatura non possa essere la soluzione migliore per l’Italia”, ha detto. Di sicuro, e nel partito è opinione condivisa, non potrà,mai essere il Pd a sfiduciare Letta. Nè Renzi vuol minimamente far passare l’idea che l’iniziativa sia partita da lui. Anzi. “Sono tantissimi i nostri che dicono dove dobbiamo andare e chi ce lo fa fare, ci sono anche io tra questi. Nessuno di noi ha chiesto di andare a prendere il governo”, ha ribadito. Dunque il bilancio di questi 10 mesi di governo e’ Letta che deve farlo. “Chiedete a Enrico. Tocca a lui”, ha insistito Renzi, “il presidente del Consiglio ha onore e onori”. E il segretario insiste nel ripetere di non voler entrare nel dibattito sul rimpasto e su quanti e quali ministri eventualmente indicare: “Non faccio liste della spesa”. Ma è altrettanto vero che nelle file renziane si sta facendo largo l’idea che il mantra ‘decide Letta’ non possa reggere a lungo.

L’accelerazione è dunque nei fatti; la direzione di giovedì che doveva essere dedicata all’Europa probabilmente virera’ sul governo. Ma tutto si intreccia a doppio filo con la legge elettorale di cui oggi Renzi discuterà di nuovo con i deputati. La minoranza del Pd insiste per coinvolgere tutto il partito su alcune modifiche giudicate irrinunciabili: garanzia della partita’ di genere nelle liste, primarie obbligatorie anche se dalla seconda tornata elettorale ed entrata in vigore della legge solo dopo la riforma del Senato. E su quest’ultimo punto si insiste in particolare, con la ragionevole certezza che se Renzi andasse a palazzo Chigi farebbe gioco anche a lui garantire alla legislatura in partenza almeno due anni di vita, tanti ne servono per le riforme costituzionali Comunque, e lo ha chiarito oggi Gianni Cuperlo, nessuno intende ostacolare il cammino delle riforme, ma “aiutare Renzi a migliorarle”. Un clima favorevole però si può creare solo se si superera’ lo stallo sul governo. Da oggi si inizieranno a votare gli emendamenti alla legge elettorale e si capirà quanto e come terrà l’intesa, anche dentro al Pd. La vulgata vuole che alla Camera il testo sia blindato sui punti dell’intesa con Forza Italia e che ogni eventuale modifica si fara’ in Senato. Ma circola con insistenza anche la voce che proprio un incidente parlamentare sulla riforma possa far precipitare la situazione, se la matassa non si dovesse dipanare prima.

IMPEACHMENT - L’Ufficio di Presidenza del Comitato per i procedimenti d’accusa ha fissato per domani mattina, alle 8.30, la seduta del comitato per andare avanti con l’iter di analisi della messa in stato d’accusa nei confronti del capo dello Stato presentata dal M5S. Finita oggi la discussione generale, domani ci saranno le dichiarazioni di voto e presumibilmente si riuscira’ ad arrivare anche al voto finale.