L’IMPOSTA patrimoniale come espiazione e sollievo. Espiazione soprattutto per i non pochi miliardari che sarebbero favorevoli. È vero abbiamo approfittato negli anni passati di questo paese, ma adesso un 10 per cento su quello che non abbiamo nascosto siamo anche disposti a pagarlo. Mi viene in mente la battuta di un agente di cambio, sempre la stessa a ogni crollo di Borsa: «La media borghesia risparmiatrice va bastonata regolarmente, così ridiventa povera e si rimette a lavorare con più impegno». La patrimoniale, insomma, come espiazione per i ricchi e frusta per tutti gli altri. Ma anche sollievo. Abbiamo più di 2mila miliardi di debiti, si dice, gli diamo in un colpo solo una botta da 500 o 600 miliardi, e poi siamo a posto, si può ripartire. Errore: con una botta del genere, questo paese si piega in ginocchio per almeno altri dieci o quindici anni.


E L’ITALIA sta nei guai seri. Oggi sta crescendo alla velocità dello 0,4 per cento l’anno. Poco? No. È vicina al suo massimo, visto che gli economisti ci accreditano una capacità di crescita potenziale dello 0,5 per cento. Quello che vediamo intorno a noi, e che a molti sembra una sciagura, in realtà è il meglio che oggi dopo sei anni di crisi il paese sa fare.
Tirarlo fuori da questa situazione sarà come spostare un Tir da 100 tonnellate finito nel fango.
Si può fare? Sì, basta non sbagliare un colpo. Per portare, ad esempio, il cuneo fiscale italiano al livello di quello tedesco servono almeno 20 miliardi, cifra enorme. Ma che va assolutamente trovata dentro gli 800 miliardi di spesa pubblica. E quindi bisogna ridimensionare le nostre missioni militari all’estero, vendere tutto il vendibile del nostro patrimonio pubblico. Vanno poi tagliati e recuperati i 10 miliardi all’anno che si danno, non si sa perché, alle imprese. Poi c’è la giungla delle diecimila aziende pubbliche (comuni, province e regioni) che in gran parte sono inutili: a casa, a fare gli idraulici e i pizzaioli. Non è vero, insomma, che siamo finiti. Di cose da fare ce ne sono. Il problema è che tutte queste cose vanno fatte subito. Anche il mercato del lavoro va revisionato. Metà di quelli che lavorano non hanno alcuna tutela e c’è gente che viene assunta anche solo per un giorno. Si può sperare nel ministro Padoan? Probabilmente sì. Questi problemi li conosce tutti. Basta che sia d’accordo anche Renzi, e che non gli venga in mente di imboccare la scorciatoia della patrimoniale.

di Giuseppe Turani