Roma, 24 febbraio 2014 - La fiducia è scontata, almeno nell’Aula del Senato. Ma che Matteo Renzi abbia convinto tutti i senatori del Pd è altra questione. I maldipancia nelle file dei parlamentari restano, nonostante nessuno abbia deciso per lo strappo.

La riunione di questa mattina del gruppo a palazzo Madama, ha raccontato chi vi ha preso parte, è stata tutt’altro che un’incoronazione del presidente del Consiglio. La lacerazione provocata dal repentino avvicendamento a palazzo Chigi tra Enrico Letta e Renzi ha lasciato strascichi e l’intervento in Aula del premier ha confermato i dubbi di chi già aveva comunque deciso di votare sì alla fiducia.

Senza contare che al segretario del Pd si imputa una caduta quantomeno di stile per non avere citato mai, in un’ora e un quarto di discorso, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Critiche sono arrivate a Renzi nel metodo, ma anche nel merito. Ed è arrivata la richiesta di un coinvolgimento dei gruppi parlamentari nel programma perché i senatori, ha osservato più d’uno, non possono essere chiamati a fare solo i 'postini’ delle decisioni dell’esecutivo.

Qualche appunto, poi, è stato fatto anche per la nomina di Federica Guidi allo Sviluppo economico sia per un potenziale conflitto di interessi, sia perché dietro la nomina potrebbe celarsi "un’intesa riservata"” con Silvio Berlusconi, come ha detto esplicitamente Miguel Gotor.

Nel corso della riunione perplessità sull’operazione sono stati avanzati non solo dai bersaniani, ma da diverse anime del Pd, da Walter Tocci a Vannino Chiti, da Paolo Corsini a Mario Tronti. E Corsini, dopo l’intervento in Aula del premier, non ha usato mezze parole: “Renzi ha tenuto un piccolo comizio da modesto segretario di partito”, ha detto. Una linea condivisa da diversi senatori.

“E’ stato un discorso deludente”, è stato il leit motiv di diversi parlamentari nel Transatlantico di palazzo Madama. Da domani il presidente del Consiglio potrebbe toccare con mano il clima che si respira a palazzo Madama, provvedimento dopo provvedimento. E soprattutto a marzo quando, come ha annunciato lo stesso premier, arriverà la riforma del Senato.

Agi