Roma, 26 febbraio 2014 - Il presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha incassato la fiducia anche alla Camera con 378 sì e 220 no. A favore hanno votato Pd, Ncd, Scelta civica, Per l’Italia, Psi e Maie. Contrari M5s, Forza Italia, Lega e Sel.

Oggi si è visto un Renzi diverso, per la lunga giornata della fiducia alla Camera: un Renzi che rinuncia alle mani in tasca e anzi esordisce con una captatio benevolentiae nei confronti dei deputati: "voi siete onorevoli, io non posso dirlo" (VIDEO). Ma nonostante l'intenzione di 'fare il bravo', a guastare parzialmente la scena al premier è uno di quei fatti che fanno incrociare politica e romanzo popolare: l'abbraccio in aula tra Pier Luigi Bersani e Enrico Letta. (GUARDA LE FOTO).

Anche nei contenuti oggi c'è più premier e meno sindaco: all'Europa viene dedicato tempo e maggiore enfasi, un'Europa che deve essere trainata dall'Italia, un'Europa che "non deve essere solo vincoli, ma speranza per i nostri figli".
La scuola resta tema centrale nella scaletta di Renzi ma arriva a metà intervento, per ricordare il tour che inizierà domani da Treviso e che continuerà con regolarità nelle scuole di tutta Italia.

IL TWEET MATTUTINO - "Ok il Senato, adesso la Camera. Poi si inizia a lavorare sul serio. Domani scuole, lavoratori, imprenditori, sindaci a Treviso. #lavoltabuona". Così questa mattina il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un tweet (VIDEO) scritto dopo avere ottenuto la fiducia al Senato con 169 voti favorevoli e 139 contrari.

LA REPLICA DI RENZI - Nella replica alla Camera, il premier ripete giocoforza alcuni temi toccati nel discorso di 70 minuti al Senato. Sul cuneo fiscale, come non aveva fatto al Senato,Renzi  precisa la sua 'promessa': “La doppia cifra è riferita ai miliardi e non alle percentuali. Se se si riduce di 10 miliardi non credo sia giusto fare sorrisi ironici, se arriveranno contributi anche su questo tema da opposizioni vi saremo grati”. (GUARDA IL VIDEO)

VIDEO: L'ITALIA FINIRA' NON PER MANCANZA DI MERAVIGLIE MA DI MERAVIGLIA

All'inizio del discorsi Renzi cita la "Lettera a una professoressa" di don Lorenzo Milani, per spiegare il senso di stupore che ha provato oggi di fronte all’aula di Montecitorio.
“Entrando in quest’aula - spiega- a me non era capitato, né da turista, né quando ho collaborato con l’onorevole Pistelli, di provare un senso di stupore vero come questo. Tutte le aule parlamentari danno un senso di vertigine, di bellezza, anche di intensità della democrazia. Questo stupore accade perché noi siamo davvero abituati a pensare che la politica é una cosa grande. Come diceva un fiorentino, lui sì che era grande: “Il mio problema è uguale al tuo. Sortirne da solo è avarizia. Sortirne assieme è la politica”.

Scatta l'applauso in aula quando Renzi dice: “Quest’aula ha visto grandi personaggi, in primis penso a un sindaco di Firenze che era molto più grande e capace di me: Giorgio La Pira". Poi anche qui come in Senato il premier si rivolge ai grillini: “Comprendiamo la difficoltà di capire una cosa complicata che si chiama democrazia interna. Provatela anche voi. Non fa male e consente di essere delle persone migliori".

Nel suo discorso il premier cita anche la lotta alla mafia: (VIDEO) dopo la strage di Capaci "nel ‘92-‘94 si è toccato il punto più basso della politica, lo Stato sembrava inerte, sconfitto, i figli migliori del nostro Paese venivano mandati al martirio. Per questo quando sento parlare di mafia con leggerezza, quando sento parlare di pizzini, avverto un brivido dolore". Si ri ferisce probabilmente all'uso di chiamare 'pizzini' i messaggi che lo stesso premier ha inviato al grillono Di Maio. LEGGI IL CARTEGGIO COMPLETO

E come già al Senato, Renzi torna sul tema dell'alibi: "E’ fondamentale che per questo Governo non ci siano alibi: se riusciremo a fare le cose avremo fatto più o meno il nostro dovere, altrimenti la responsabilità sarà di chi si è assunto la responsabilità di guidare il nostro Governo”.

E non è avaro di aneddoti personali: “Qualcuno potrà chiamare Telefono Azzurro (VIDEO) sentendo che fin da bambino mi occupavo di politica - dice Renzi - la prima volta che ho visto quest’Aula era il 1985, il presidente della Repubblica fu eletto nel modo più ampio attraverso un accordo tra forze politiche che si combattevano in modo aspro, duro, forte. In nome di quello spirito, di quel sentimento che da un lato vede i parlamentari confrontarsi sulle proposte dall’altro trovare un idem sentire".

Renzi torna a spiegare la nascita del suo governo fuori da un passaggio elettorale, sottolineando che il Paese ha oggi "un’unica chanche: quella di sfruttare la timida ripresa per cambiare profondamente. Questo cambiamento radicale - ammette - avrebbe meritato un passaggio elettorale, ma solo se ci fossero state le condizioni di creare una maggioranza stabile, solida e responsabile del mandato degli elettori". Così non era e "se avessimo avuto un passaggio elettorale come un anno fa, il problema si sarebbe riprodotto".

Sul semestre Ue Renzi contraddice Berlusconi: "Pensiamo che sia una gigantesca opportunità, non pensiamo sia una formalità, non pensiamo che l’Ue sia nostra amica.  Continuare a pensare che i guai dell’Italia derivano dall’Ue significa non solo negare l’evidenza dei fatti ma anche tradire la storia istituzionale di questo Paese che non ha subito l’Europa ma ha costruito l’Europa". “L’Europa che noi vogliamo - aggiunge - è un’Europa in cui l’Italia non va a prendere la linea, perché senza l’Italia non c’è l’Europa”, ma “per presentarci a quell’appuntamento o noi sciogliamo da soli quei nodi istituzionali che ci hanno tenuti legati fino a oggi o non saremo credibili”.

L'appello di Renzi, poi, è a semplificare il "modo in cui si scrivono le leggi. Se noi non riusciamo a essere semplici nei confronti dei cittadini perdiamo la strada per tornare a casa”. E sempre sulla semplificazione: "Come è possibile che in Giappone si rifa un’autostrada in sette giorni e da noi abbiamo bisogno di aspettare mesi?".

"PALAZZO CHIGI CASA DI VETRO, ENTRO UN MESE PERCORSO PER RISORSE CUNEO FISCALE -Intervistato a Ballarò dopo aver incassato la fiducia, Matteo Renzi ripete in pillole i concetti chiave dei due discorsi tenuti prima al Senato e poi alla  Camera e smentische “che ci siano accordi con Silvio Berlusconi. “E’ uno di quelli che mi hanno votato la sfiducia, non la fiducia”, dice il premier. Renzi parla anche del rapporto con Enrico Letta: "Sono molto triste per come è stata riportata la vicenda a Palazzo Chigi con Letta, ma il tempo è galantuomo. Lo so io come sono andate le cose, ma sono convinto lo sappiano anche gli italiani. Io la politica la faccio con il sentimento, non con il risentimento”. Sul capitolo riforme, Renzi ribatte: "Non c’è da mediare ma da tirare, da trainare. L’obiettivo finale è la riforma del lavoro, semplificare il fisco, modificare la Pa, cambiare la giustizia, per fare questo sono tutti d’accordo da trent’anni ma poi non lo fanno. Io vado avanti, al massimo mi mandano a casa. Se la politica sbaglia va in malora il Paese”. Come vede Palazzo Chigi? "Voglio che sia una casa di vetro in termini di trasparenza, con un investimento sulla comunicazione”. E il delicato capitolo del cuneo fiscale: "Sul cuneo fiscale, ci sono scuole pensiero diverse, Padoan si è preso tempo per verificarle.
Alcuni professori della Bocconi insistono su 20-23 miliardi, altri hanno idea diversa. Un modo è abbassare Irap, un altro è abbassare Irpef, il terzo sul quale stiamo ragionando è quello degli oneri sociali”. E conclude: "Entro un mese diamo il percorso preciso su quanto e dove prendiamo i soldi per la riduzione di due cifre percentuali del cuneo fiscale".

L'INCORAGGIAMENTO DALL'UE - "Sono fiducioso che sotto la leadership di Matteo Renzi l’Italia varerà le riforme necessarie per creare posti di lavoro, crescita sostenibile e manterrà fiducia e speranza per il futuro’’. Lo scrive nel suo messaggio di congratulazioni a Renzi il presidente Ue Herman Van Rompuy. E il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso si è congratulato con in neopremier: "Mi rallegro per l’impegno che ho colto nel suo discorso programmatico volto alla continuazione del processo di integrazione economica, monetaria e politica dell’Unione europea e confido nel contributo del governo italiano per attuare le misure necessarie al rilancio della crescita e dell’occupazione".

LE LODI DELLA BIANCOFIORE - Tra gli interventi più appassionati quello non scontato di Micaela Biancofiore che ha definito Renzi "gagliardo, spontaneo" tanto da essere disposta a dare "la fiducia a Matteo Renzi come persona ma non come maggioranza e poi da lei mi aspettavo di più, che andasse oltre il coraggio".

GLI AUGURI DI BOSSI - Noi della Lega “non le saremo contrari alla morte, ciecamente. Se farà cose giuste non le spareremo per sparare, ma anzi valuteremo passo per passo. Le faccio gli auguri che le vada bene”, è l'intervento di Umberto Bossi (Lega) .

SCONTRO BOLDRINI-M5S - Bagarre in aula invece nel corso del dibattito sostenuto da Carlo Sibilia, deputato del M5S, che senza peli sulla lingua ha definito Renzi e il ministro Padoan "figli di troika. I punti del programma di Governo erano infatti contenuti già molti mesi fa in un documento della Ubs". Duramente richiamato dalla presidente Laura Boldrini, Sibilia aveva anche chiesto, sempre dando del tu al premier, se intendesse trattenere le indennità di carica per i ministri Padoan, Boschi e Madia. "Mentre tu e Letta vi facevate le scarpe - ha anche detto - 9mila imprese storiche chiudevano". Ma lo scontrro con la presidente della Camera si accende quando il deputato grillino protesta perché l’esponente di Forza Italia Renata Polverini va a salutare Renzi ai banchi del governo. Sibilia chiede che vada via, la presidente della Camera lo riprende: "Si esprima in modo adeguato se vuole attenzione".

FASSINA: COMPATTI SULLA FIDUCIA MA VALUTAZIONI DIVERSE

GELO DI FASSINA - Una sfilza di "non funziona" e poi una dichiarazione di fiducia condizionata al merito dei provvedimenti. Duro intervento del bersaniano Stefano Fassina alla Camera nel dibattito sulla fiducia all’esecutivo di Matteo Renzi. L’esponente della minoranza Pd, già viceministro dell'economia nel governo Letta, 'assicura' Renzi: "In una democrazia parlamentare - spiega - la responsabilità politica è condivisa da chi vota i provvedimenti. Noi non lasceremo solo il governo. La solitudine al comando non funziona, la storia del ventennio alle nostre spalle lo dimostra". Fassina invita Renzi a riflettere sulla natura del job act: "Per favore - dice - 'no' a un altro intervento sulle regole del mercato del lavoro. Non funziona. La variabile decisiva è l’innalzamento della domanda aggregata. E questo vuol dire investimenti e equità". L’ex viceministro conclude: "Non do una fiducia in bianco. Quanto al programma do la più ampia disponibilità possibile ma valuterò il merito dei provvedimenti. Il merito guiderà le mie scelte".

IL DISCORSO IN 'PILLOLE POP' - Tutte le citazioni e i riferimenti, 17 applausi per 70 minuti

APPLAUSI E SFOTTO': IL WEB SI SCATENA

PD: NON C'E' STRAPPO, MA I MALDIPANCIA RESTANO

VIDEOSTORY - Tutti gli interventi dei leadee in Senato

NUOVO GOVERNO, LA LISTA DEI MINISTRI

Sono sedici i componenti dell'esecutivo, metà sono donne. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Graziano DelrioInterni: Angelino Alfano. Esteri: Federica Mogherini; Economia: Pier Carlo Padoan; Sviluppo economico: Federica Guidi; Lavoro e politiche sociali, Giuliano Poletti; Infrastrutture: Maurizio Lupi; Istruzione: Stefania Giannini; Cultura: Dario Franceschini; Giustizia: Andrea Orlando; Difesa: Roberta Pinotti; Salute: Beatrice Lorenzin; Ambiente: Gianluca Galletti; Politiche Agricole: Maurizio Martina; Semplificazione e P.A.: Marianna Madia; Riforme e Rapporti con il Parlamento: Maria Elena Boschi; Affari Regionali: Maria Carmela Lanzetta. FOTOGALLERY - GUARDA TUTTI I VOLTI

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