Roma, 8 marzo 2014 - Il governo accelera sul piano fisco e lavoro ma al momento, per quanto riguarda la riduzione del cuneo fiscale, la strada non è definita. Secondo quanto riferiscono fonti di governo, quella di concentrare tutte le risorse sul taglio dell’Irpef sarebbe "solo una delle ipotesi in campo" poiché si starebbe ancora valutando la possibilità di intervenire sul carico fiscale che pesa sulle imprese. E in questa direzione spinge anche una parte dell’esecutivo. Sia il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, che il vice ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, chiedono di puntare sul taglio dell’Irap. L’orientamento sarebbe comunque quello di indirizzare l’intervento su una sola misura: destinare tutti i 10 miliardi agli sgravi ai lavoratori (probabilmente con un tetto di reddito a 25mila euro) o ridurre di circa il 30% l’imposta regionale sulle attività produttive.

GLI INDUSTRIALI - "Non commento". Così, a margine dell’inaugurazione di un punto vendita Salaroli, a Cesena, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha risposto a chi gli chiedeva una replica sulle indiscrezioni di stampa che vorrebbero il governo intenzionato a tagliare il cuneo fiscale agendo solo sul fronte dell’Irpef. Squinzi ha però detto: "L’abbassamento delle tasse è sicuramente una cosa giusta, però per noi prioritariamente bisogna ridurre il costo del lavoro". Secondo Squinzi, infatti, "soltanto attraverso una riduzione del costo del lavoro le aziende italiane rimarranno competitive e ci sarà ancora una possibilità’ di attrarre investitori esteri o di far sì che gli investitori esteri mantengano gli investimenti" che hanno già in Italia.

I COMMERCIANTI - Cautela invece da Confcommercio che chiede anche un intervento sull’Irap. "Imprese e famiglie continuano a scontare una crisi che dispiegherà i suoi effetti anche nel 2014, anno che è destinato a rimanere di grande difficoltà", afferma l’associazione. "E’ evidente - prosegue Confcommercio - che per aiutare il sistema economico nel suo complesso si devono usare necessariamente due leve: lo stimolo ai consumi, vero problema strutturale della nostra economia, con la riduzione delle aliquote Irpef per dipendenti, lavoratori autonomi, pensionati e imprenditori e non l’aumento delle detrazioni; ma anche ridurre il costo del lavoro, leggasi Irap, per dare una boccata di ossigeno alle imprese. E per raggiungere questo obiettivo la via è obbligata, una poderosa operazione di sottrazione: meno tasse e meno spesa pubblica".

I SINDACATI - L’ipotesi di tagliare l’Irpef, con benefici in busta paga di circa 100 euro per i lavoratori, viene promossa in toto dai sindacati. "Se il Governo ha davvero deciso di concentrare i dieci miliardi di euro per ridurre le tasse ai lavoratori e ai pensionati sarebbe un segnale molto positivo e ne saremmo contenti", commenta il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Sulla stessa linea il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: "Se fossero confermate le indiscrezioni sul taglio di 10 miliardi di Irpef, finalmente avremmo un presidente del Consiglio che mantiene la sua parola. Gli consigliano di metterli in busta paga tutti in un’unica soluzione". Quella di ridurre le tasse sul lavoro sarebbe un’ottima notizia anche per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. "Quello della riduzione delle tasse - ha spiegato - è un tema che abbiamo proposto in questi mesi. La restituzione fiscale ai lavoratori è ciò che noi chiediamo con forza e sarebbe un risultato importante. Soprattutto se fosse diretto ai lavoratori e ai pensionati. Noi siamo un po' preoccupati di questa idea dell’Irpef perché, come noto, tanta parte dell’evasione sta nelle fasce basse dell’Irpef. Noi vorremmo un provvedimento davvero selettivo che facesse ripartire i consumi e alle persone di stare meglio, useremmo lo strumento delle detrazioni e non delle aliquote in attesa della riforma fiscale. Al di là del dato tecnico comunque sarebbe un’ottima notizia".

IL TWEET DI RENZI - "Ultime ore di lavoro a #palazzochigi lavorando sui dossier scuola inviati dai sindaci. Email, ricordo: [email protected] #lavoltabuona”. Così Matteo Renzi stamane su twitter. Rispondendo ad un follower, Renzi ha anche scritto che la spending review nel settore degli alti dirigenti della P.A. "è un punto qualificante, vedrai". E a un altro che gli chiedeva se ci sarà attenzione per i quarantenni nei provvedimenti sul lavoro, il premier ha risposto: "Il Jobs Act va in quella direzione. Lo presentiamo il #12marzo".

SCUOLA / IL MINISTRO GIANNINI - Il governo Renzi "ha la scuola al centro della propria azione" e la cifra a disposizione è di "un miliardo di euro", di cui 150 milioni sono stati già stanziati per i "700 interventi" di edilizia scolastica "in calendario", annuncia la ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, al Corsera. "In ogni Paese civile - spiega - la scuola deve avere agibilità, sicurezza, dignità e decenza". Le risorse per portare a termine il piano annunciato dal premier Matteo Renzi, non sembrano mancare. Oltre ai 150 milioni di euro già stanziati, "attraverso l’Inail - spiega la ministra - potremo contare su ulteriori 300 milioni: saranno mutui per la messa in sicurezza, la prevenzione del rischio sismico, l’adeguamento energetico. Infine, grazie alla Banca europea degli investimenti e la Cassa depositi e prestiti, sono in vista altri finanziamenti per ristrutturazioni e messa in sicurezza per 40 milioni annui in un lungo periodo, fino alla somma di 900 milioni".

ITALICUM / PARITA' DI GENERE - La trattativa sulla parità di genere nelle liste elettorali "è aperta, non è chiusa. O la si ottiene alla Camera oppure sarà il Senato a votare il riequilibrio tra uomo e donna nelle liste elettorali. Non drammatizzerei questo passaggio”, dice a Repubblica la responsabile Giustizia nella segreteria di Matteo Renzi, Alessia Morani, spiega che "l’esigenza" di avere un equilibrio tra donne e uomini nelle candidature - attraverso l’alternanza nelle liste - è "sentita e molto forte da parte di tutte le donne che fanno parte della politica e delle istituzioni". "In Italia - dice Morani - servono strumenti attraverso i quali le donne possano affermarsi nella politica, nelle istituzioni. Io non sono sicura che lo strumento delle quote sia il migliore. So però che c’è una maturità diversa rispetto al passato sulle donne, sul loro valore. L’esperimento delle parlamentarie del Pd con la doppia preferenza che tra l’altro era facoltativa - ha portato tantissime donne in Parlamento".