GRILLO è messo male. Perde pezzi tutti i giorni e quindi da uomo della comunicazione (che non sa cosa comunicare) la spara grossa per occultare la crisi del movimento. Così, improvvisamente, riscopre quelli che il comico fattosi politico definisce stati millenari, come la Repubblica di Venezia e il Regno delle due Sicilie, e li propone come riorganizzazione dei poteri territoriali della penisola. Ci offre anche una cartina storica degli stati regionali della fine del XV secolo. Peccato che allora il Regno delle due Sicilie non esistesse. Ma queste sono quisquilie; filologismo da professore di storia. Ma non lo è l’assoluta assenza di consequenzialità logica nella tesi di Grillo. Perché mai, dopo avere definito lo stato governato da Roma un «raccoglitore di interessi privati gestito dalle maitresse dei partiti» e le attuali regioni «fumo negli occhi», le macroregioni corrispondenti agli antichi stati dovrebbero essere salvifiche? Non è dato sapere. Ma Grillo è convinto che quella che lui ritiene essere l’attuale «arlecchinata di popoli, lingue e tradizioni» corrisponda a quella antica geografia.

IL LANCIO ha trovato subito la sponda di Salvini della Lega che ha raccolto la profferta. Anche la Lega non è messa bene e come tutti i movimenti in crisi tende a radicalizzarsi. Il Salvini di oggi ricorda il Bossi fine anni ‘90 che, dopo avere rotto con Berlusconi ed essere stato usato dalla sinistra, tenta la strada della secessione, per poi tornare nelle braccia del Cavaliere. Due debolezze s’incontrano e provano a fare un’alleanza, per coprire l’impotenza. Grillo coglie al volo di avere trovato un alleato e rilancia. Non più lo spacchettamento dell’Italia in macroregioni dell’altro ieri, ma lo stato federale. Ora parla di Svizzera e di Stati Uniti, come esempi; parla di poteri decentrati e di poteri centrali che mantengono il controllo della politica estera e della difesa. Insomma, Grillo passa in tre giorni da un disegno di eversione anti unitario alla proposta di uno stato federale che, almeno nei modelli, è nobile, anche se resta la confusione di una carta geopolitica che forse il comico pensa rispondere alla geografia dell’Italia preunitaria. Certo che le parole di Grillo sono musica per le orecchie di Salvini. Finalmente si sono trovati. Dobbiamo aspettarci le proposte più fantasiose, da ora alle elezioni europee. Poi, da giugno, la musica cambierà. Dal voto dipenderà come.
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