ROMA, 10 marzo 2014 - Le quote rosa rischiano di mettere a repentaglio il patto Renzi-Berlusconi sull’Italicum. Ma alla fine, dopo una giornata convulsa di trattative e tentativi di mediazione, l’accordo regge, complice il voto segreto richiesto da 40 deputati, in prevalenza big di Forza Italia. Tutti gli emendamenti sulla parità di genere, e in particolare i tre emendamenti trasversali a prima firma Agostini (Pd), vengono bocciati dall’Aula, nonostante sull’ultimo emendamento - che mirava a introdurre l’obbligo di una quota minima del 40% di genere per i capilista - molti esponenti democratici si sono espressi pubblicamente a favore, rappresentativi di tutte le ‘animè del Pd.

Vincono dunque gli uomini, e quella parte di donne di Forza Italia, tra cui Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini, contrarie alle quote rosa per legge. Vince, anche, la linea dei leader, Renzi e Berlusconi. Il primo, si è rimesso alla volontà del Parlamento. Il secondo, pur senza mai intervenire pubblicamente nel merito della questione, non ha mai sposato la battaglia delle sue deputate sulle quote rosa.

E dopo vari faccia a faccia tra il ministro Maria Elena Boschi e i vertici azzurri (Denis Verdini prima e Renato Brunetta poi), durante i quali non sono mancati alcuni attriti a seguito della pressante richiesta di Forza Italia affinchè il governo esprimesse parere negativo sugli emendamenti pro quote rosa, ha prevalso la linea di prudenza: il governo non deve prendere una posizione netta nè a favore nè contro.

Così si rimette alla volontà dell’Aula. E ottiene, sempre dopo lunga trattativa, che tutti i partiti che sostengono l’Italicum lascino la libertà di voto. In realtà, viene spiegato, è stata anche una richiesta dei vertici del Pd, per evitare una spaccatura plateale. Cosa, tuttavia, che si verifica ugualmente.
Anche Forza Italia si dice a favore per la libertà di voto, ma poi vari esponenti azzurri di ‘peso’ si attivano per raccogliere le firme per chiedere il voto segreto. Non solo. In Transatlantico e nell’Aula di Montecitorio, riferisce più di una fonte azzurra, inizia già dall’ora di pranzo a circolare la ‘minaccia' che se fosse passato anche uno solo dei tre emendamenti sulla parità di genere, domani sarebbe stato compatto il voto a favore delle preferenze.

E' infatti ancora accantonato un emendamento a prima firma La Russa per le preferenze. E ora, alcune deputate di Forza Italia, a favore delle quote rosa, non nascondono - dietro anonimato - il timore di possibili forme di ‘ritorsione' al momento della prossima compilazione delle liste.
Le donne del Pd, dal canto loro, manifestano subito il forte disappunto per quanto accaduto in Aula e accusano i vertici del partito e i colleghi uomini di “non aver mantenuto fede all’accordo”. Di fatti, fino a un istante prima del voto sull’ultimo emendamento, quello che prevedeva la quota di 40-60 per i capilista, nel palazzo circolava la voce di un accordo raggiunto e che l’emendamento sarebbe stato approvato. Domani, quando l’Aula riprenderà i lavori e si entrerà nel vivo dei voti sugli emendamenti sulle soglie e sulla redistribuzione dei voti, c’è chi teme che ci possano essere sorprese. Il primo banco di prova sarà il voto sull’emendamento sulle preferenze.
Ma fonti di maggioranza riferiscono che si starebbe lavorando per tentare di disinnescare la miccia, magari invitando La Russa a ritirarlo.