Roma, 28 marzo 2014 - "L'Italia deve presentarsi nel mondo a testa alta. C’è un esercito di gufi e di rosiconi che spera che l’Italia vada male. Io invece spero che le cose cambino". Matteo Renzi rilancia così l'azione del suo governo ospite della trasmissione 'Bersaglio mobile' su La 7. Il presidente del Consiglio spiega che non c’era alternativa a "buttare in campo riforme coraggiose e giocarsi tutto". "Se le riforme non vanno in porto me ne vado a casa: ho messo in gioco me stesso", dice.
Renzi ammette che avrebbe preferito diventare premier con "una vittoria elettorale, sul campo", "però il governo" guidato da Enrico Letta "si era bloccato, tardava ad arrivare la fase due di rilancio e mancava soprattutto un orizzonte ampio". "L’unico modo per dare una certezza e orizzonte ampio era buttare in campo una serie di riforme coraggiose, giocarsi il tutto per tutto - spiega - Rischio l’osso del collo, ma lo rifarei mille volte perche’ era l’unica cosa da fare".
Il presidente del Consiglio sottolinea che "l’obiettivo non è fare la guerra a Grillo", sebbene "il Pd alle prossime politiche del 2018 deve puntare al 40%". Renzi ribadisce che "o si riforma" il sistema "o crolla tutto. Serve una scossa netta". E, proprio in questo senso, si muovono le riforme. Il punto centrale - insiste - non è il premierato, il cancellierato o il presidenzialismo. "Il vero problema è che la crisi l’hanno pagata le persone normali - spiega ancora Renzi -. Poi c’è il costo della politica. Bisogna intervenire per chi arriva a stento alla fine del mese, questa è la prima mossa che noi abbiamo fatto".
L'obiettivo, quindi, è portare la disoccupazione "sotto il 10% entro il 2018". "La disoccupazione è raddoppiata non solo per colpa della crisi ma anche perché l'Italia ha perso delle occasioni, occorrono regole chiare, semplicità dei rapporti tra imprenditori che investono e P.A., e basta anche con i poteri di veto della realtà sindacale", prosegue il premier. "Visco ha detto cose sacrosante, la colpa non è solo dei politici, i politici devono fare la loro parte, ma se il paese vuole cambiare deve avere il coraggio di scardinarsi", aggiunge. La previsione dell'ex ministro dell'Economia Saccomanni dell'1% di crescita per il 2014 è "ahimè un po' ottimistica. Le nostre cifre non sono queste: nel Def avremo un dato tra lo 0,8% e lo 0,9% di crescita. Con gli 80 euro in busta paga" derivanti dal taglio del cuneo "spero che alla fine si arrivi all'1% e lo si superi".
La riforma istituzionale in cantiere, avverte però il premier, sarà "storica". "Da questo tavolo - spiega - lunedì noi presenteremo una proposta di legge costituzionale (abbiamo sentito tutti quelli che volevano dire la loro), che parte con l'accordo della maggioranza e di Forza Italia, che è una riforma storica: dice mai più bicameralismo". L'Italia "potrà chiedere all'Europa di cambiare se avrà cambiato prima se stessa".
LUNEDI' LA RIFORMA DEL SENATO - E, a proposito di riforma istituzionale, Matteo Renzi ha annunciato alla direzione Pd che lunedì il consiglio dei ministri varerà il testo di riforma del Senato e del titolo V (VIDEO). "Abbiamo deciso di affrontare la legge elettorale dopo che il Senato avrà affrontato il ddl costituzionale del superamento del Senato e della riforma del Titolo V", ha spiegato confermando il programma. "Confermo che ad aprile ci concentreremo sulla Pubblica amministrazione, a maggio sulla delega fiscale e a giugno sulla giustizia, soprattutto di giustizia civile ma non solo quella".
PROVINCE - Alla Direzione del Pd il presidente del Consiglio ha detto anche: "Il ddl sulle province è una potente dimostrazione che siamo in grado di cambiare le cose. Stiamo facendo quello che ci chiedono i nostri elettori".
AUTO BLU - Sulla vendita delle auto blu (FOTO): "Ha sicuramente una componente demagogica oggettiva. Nessuno pensa che così si risolva il bilancio dello stato. Ma è anche vero che in Italia c'è un numero sproporzionato rispetto ad altri paesi".
SPENDING REVIEW - "C’è una discussione sulla spending review non può essere quella che si è vista in questi giorni, non è solo taglia qui taglia lì ma è un modo per ripensare la struttura dell’amministrazione pubblica", dice Renzi.
CAPITOLO LAVORO - "Leggo discussioni e ultimatum sul lavoro, che capisco poco. Non è una parte a piacere, il pacchetto sta insieme", ha invece replicato Renzi a chi, tra i dem, chiede modifiche al dl lavoro. (VIDEO - "INTOCCABILI APPRENDISTATO E CONTRATTI A TERMINE")
LA MACCHINA DELLO STATO - "Viviamo in un paese che per sapere i numeri di alcune voci di bilancio si apre un dibattito tra i dirigenti dello Stato... Mi aspetto che si apra un collegamento con Pagnoncelli che dà una previsione. Noi dobbiamo forzare un sistema burocratico fermo".
CASA PD - Matteo Renzi proporrà che la gestione del partito venga affidata a due vicesegretari: Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini, per gestire il partito in vista delle prossime scadenze elettorali e di governo. "Serve una riflessione sul sistema partito - ha detto il leader del Pd -, si va verso il superamento del finanziamento pubblico e in una fase in cui il segretario è anche premier, serve una riflessione sui contenuti e su come gestire l’organizzazione". A questo proposito si terrà un’assemblea nazionale che Renzi giudica "una fatto positivo a condizione che si faccia in uno spirito franco, e subito dopo le elezioni, senza che diventi una rivincita o un modo per rigiocare la partita del congresso, lì io formulerò ufficialmente la proposta di nominare due vicesegretari: Debora e Lorenzo, che per me sono uno strumento di garanzia non di polemica interna".
NIENTE NOME NEL SIMBOLO - Il nome di Matteo Renzi non sarà nel simbolo del Pd per le elezioni europee: lo ha ribadito il leader democratico. "Ci sono due mesi davanti - ha sottolineato - abbiamo due mesi per vincere le amministrative e le regionali, e abbiamo il compito di portare nel Parlamento europeo delle persone che vogliono cambiare l’Europa: non esiste che ci sia il nome del segretario sul simbolo, io sono stato sempre favorevole per le politiche ma sarebbe un errore clamoroso farlo alle europee: per lo 0,5 o l’un per cento non cambia niente". "E sarebbe un errore anche inserire degli specchietti per le allodole in lista", ha aggiunto.
IL VOTO - A fine giornata la relazione di Matteo Renzi alla direzione del Pd è stata approvata "a larga maggioranza".
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