di ANDREA CANGINI

ROMA, 6 aprile 2014 - SIGNOR presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha detto che, così com’è, la riforma del Senato è «inaccettabile». Poi con una nota ha ammorbidito la critica. Cosa sta succedendo?
«Questo dovrebbe chiederlo a Berlusconi. A me basta che il Senato non costi più un centesimo, non sia eletto, non dia la fiducia, non voti il bilancio. Sul resto si discute».

È ipotizzabile che si discuta anche dell’elezione diretta del presidente della Repubblica?
«Il tema è serio, ma abbiamo già messo fin troppa carne al fuoco. Quindi, secondo me, no».

I senatori del Pd che non dovessero votare la riforma di palazzo Madama si metteranno fuori dal partito?
«Non amo i diktat, ma se una comunità democratica si dà delle regole poi deve rispettarle. Che il Senato non debba essere più elettivo, che chi ne fa parte non percepisca uno stipendio e non possa votare la fiducia al governo né le leggi di bilancio lo vogliono i cittadini che hanno votato alle primarie e lo ha deciso la direzione del partito: sono sicuro che tutti gli eletti del Pd si attesteranno sulle posizioni scelte dai nostri elettori e dai nostri organismi».

Ci dice chi è che si sta mettendo di traverso tra lei e le riforme?
«Se vuole l’elenco, finiamo domattina... Ma non cerco alibi. Nei decenni, troppi politici si sono arresi scaricando su altri la responsabilità dei propri fallimenti. Io non lo farò, anche se non mi sfugge che tra burocrati e politici ci sia un sacco di gente che sta facendo il tifo perché il governo fallisca. Ma resteranno delusi».

Tra chi tifa contro di lei ci sono anche molti dirigenti del suo stesso partito...
«Il mio partito ha fatto scelte coraggiose. Se qualcuno prova ora ad alzare la voce affinché le cose annunciate non si facciano: beh, non mi spavento. Piuttosto, sa cos’è che mi colpisce?».

No, cosa?
«Il fatto che di fronte a questo incredibile taglio ai costi e alle inefficienze della politica, ci sia chi, come il Movimento 5stelle, si arrocchi nella difesa dello status quo. Come possono dire no alla riforma delle province e a quella del Senato?».

La accusano di bluffare.
«Qui l’unico che bluffa è Grillo, ma perderà sia la partita politica sia la faccia perché a breve sarà chiaro che i suoi parlamentari stanno tradendo il mandato ricevuto dagli elettori».

Al ‘Fatto’, Grillo ha detto che lei è «un bambino messo lì dalle banche».
«Che vuole che le dica, ormai svolgo una funzione sociale: solo insultandomi Grillo riesce a sentirsi vivo. Lo dico da fan, perché io agli spettacoli di Grillo ci andavo volentieri ed ora mi si stringe il cuore nel vedere che fatica a riempire i teatri».

La Ragioneria generale dello Stato ha bocciato la staffetta generazionale nel pubblico impiego ipotizzata dal ministro Madia...
«Della proposta del ministro Madia dobbiamo ancora discutere. Ma le scelte politiche deve farle la politica, non la Ragioneria generale dello Stato. Anche a causa delle timidezze dei politici, le strutture tecniche hanno avuto un ruolo eccessivo: vorrei fosse chiaro che io non sono timido. Hanno deciso fin troppo in questi anni».

L’avevamo intuito, ma cosa intende dire?
«Che se fino ad oggi i politici e i burocrati hanno vissuto da cicale e le famiglie da formiche, da oggi in poi si cambia verso».

Ad esempio?
«Non vorrei si pensasse che abolito il Cnel, le province e il Senato mi tranquillizzerò: per me quello è l’antipasto».

E il primo piatto quale sarà?
«Dopo il cresci-Italia e il salva-Italia, è giunto il momento dello sforbicia-Italia: il primo passo sarà la creazione di un elenco di organismi inutili da cancellare subito».

La spending review riguarderà anche gli organismi costituzionali?
«Certo, e non solo. Le sembra logico che lo stipendio del segretario generale di palazzo Madama sia pari a quattro volte quello del presidente del Consiglio? Non c’e solo il Senato, sia chiaro, ma non faremo sconti».

È vero che volete tagliare due miliardi e mezzo di spesa sanitaria?
«E’ falso, una cifra del genere non è scritta neanche nelle pagine più cupe del rapporto Cottarelli».

Il ddl delega sul lavoro prevederà anche i contratti a tutele crescenti?
«Si discuterà anche di questo, così come si discuterà dell’assegno universale di disoccupazione. Ma ovviamente bisognerà armonizzare i singoli provvedimenti in una riforma organica. Mi lasci però dire una cosa...».

Prego.
«Bisogna che anche la sinistra cambi posizione. Di fronte ai picchi raggiunti dalla disoccupazione, non possiamo continuare a dire che siamo il partito dei lavoratori per poi frenare ogni riforma del mercato del lavoro. E’ ora di finirla con troppa ideologia».

Dicono che di certe cose bisogna discutere...
«La sorprenderò: la prossima settimana organizzeremo come Pd un seminario a porte chiuse per discutere di lavoro e uno per discutere di riforme costituzionali. E non si dica che non io discuto».