IN POLITICA come nella vita ci sono figure che è difficile anche solo immaginare separate da qualcun altro. Uno di questi era Bonaiuti, metà Paolo, cioé lui, e metà Silvio, ossia Berlusconi. Vent’anni insieme, giorno e spesso notte, da quando l’allora Cavaliere prese nel suo staff quel giornalista ormai vicino alla pensione consegnandogli l’enorme importanza di essere la sua ombra. Chi condivide la stanza del principe prende parte al suo potere. Così fa un certo effetto vederli adesso come due ‘rominaealbano’ qualunque a vergare un comunicato di saluto più imbarazzato che freddo, con auguri e miglior fortuna per entrambi. Ma ancor più si fa fatica a credere al senso dell’entusiasmo con cui Angelino Alfano accoglie tra le sue fila il personaggio in qualche modo simbolo non tanto di Berlusconi, quanto del berlusconismo inteso come impresa comunicativa, gabinetto di guerra, effetto speciale. Che un politico passi da una parte a un’altra fa parte del gioco, nulla quaestio. Che però ci passi l’uomo più legato personalmente, visceralmente, quasi professionalmente all’ex leader, e soprattutto che chi lo accoglie esibisca il nuovo acquisto come uno scalpo al termine di un assalto tra le file nemiche, beh, tutto questo sa tanto di uno sgarbo quasi personale.

UN COLPO sotto la cintura da parte di Bonaiuti per il leader che, al di là di come siano andate le cose negli ultimi mesi, gli ha assicurato vent’anni di cresta dell’onda, ma soprattutto da parte del segretario Ndc che mostra l’esistenza di un orizzonte politico per lui incerto. E’ vero che siamo in campagna elettorale e ogni colpo vale, ma che senso ha provocare Berlusconi facendo squillare le trombe all’arrivo dell’ex portavoce del Cavaliere? Quanti voti, quanta attenzione mediatica, quanto peso porta l’arrivo di Paolo Bonaiuti? Diciamocelo sinceramente, nessuno. Dal Pdl negli ultimi anni sono usciti tutti, a partire dal segretario passando per i capigruppi parlamentari, eppure i voti che (nei sondaggi) ora mancano a Berlusconi non sono certo quelli che si sono portati via Alfano, Schifani, Cicchitto e prima di loro Fini. Si può infatti a un certo punto decidere di intraprendere percorsi diversi, Alfano e Forza Italia o Forza Italia ed Alfano, ma poi la politica si coniuga nei tempi della realtà, che in questo caso sono il presente e il futuro. Il presente è fatto di cento e cento amministrazioni locali (Regioni, Comuni, enti locali) dove FI e Ncd governano o non governano insieme ed è quindi bene per loro restare vicini, il futuro è una prospettiva che vede i due partiti in qualche modo obbligati a riconvergere uno sull’altro. Almeno così dicono entrambi. Continuare a infilarsi negli occhi così, gratuitamente, senza un guadagno per nessuno dei due, è autolesionistico per ambedue. Certo, due voti in più alle europee fanno gola, ma da sempre i voti moderati — quelli che Ncd e FI dicono di voler acchiappare — non si conquistano prendendosi a sputi in faccia.

di Pier Francesco De Robertis