Roma, 17 aprile 2014 - Quattro volte sì al governo da parte delle Camere, su due temi delicati come il rinvio del pareggio del bilancio e, soprattutto, il Def. Ma proprio sull’ultima votazione al Senato suona un campanello d’allarme: hanno dato il via libera all’esecutivo in 156. I senatori sono 320, e la certezza della sopravvivenza del governo è a quota 161. I numeri della maggioranza sono sufficienti, ma solo per quanto riguarda i partecipanti al voto, non per gli aventi diritto.

Tradotto: oggi è bastato, in giornate più difficili non sarebbe sufficiente. Subito affonda il colpo Forza Italia. Quanto avvenuto, sottolinea Renato Brunetta, “la dice lunga sullo stato di salute di questo governo e di questa maggioranza. Se su questo tema così decisivo il governo non ha la maggioranza immaginiamoci cosa potrà succedere sulla riforma elettorale, sulla riforma dello stesso Senato, del Titolo V, dell’abrogazione del Cnel”. Insomma, il cammino delle riforme si farebbe irto di ostacoli (e Forza Italia sempre piu’ decisiva per il buon esito dell’operazione).


Risponde piccato il Pd: “La destra non giochi con i numeri”, avverte Rita Ghedini. E, sempre da parte di quanti sostengono il governo, Maurizio Sacconi del Ncd arriva a dire che “la maggioranza addirittura si sta allargando”. Nel voto sullo slittamento del bilancio, sottolinea, una decina di senatori delle opposizioni hanno votato per la richiesta del ministro Padoan.

PADOAN - Stamattina il ministro Padoan ha preso la parola nell'Aula del Senato, che ha spiegato: “Il pareggio di bilancio sarebbe raggiunto nel 2016 e sarebbe mantenuto fino al 2018”. Il ministro ha chiesto “al Parlamento il voto a maggioranza assoluta” sul rinvio al 2016. (GUARDA IL VIDEO)

“Nonostante i segnali di ripresa dell’anno in corso - ha detto Padoan - anche nel 2014 il gap rimarrà particolarmente negativo, la ripresa economica ancora fragile e la situazione del mercato del lavoro rimane ancora difficile”. Alla luce di questo “il governo richiede di riconsiderare l’avvicinamento all’obiettivo di medio termine con il pareggio strutturale di bilancio”, ha ribadito.

In presenza di riforme strutturali, ha ricordato il ministro Padoan, "è possibile deviare temporaneamente dall’obiettivo di medio periodo. La deviazione temporanea è consentita a condizione che sia mantenuto un opportuno margine di sicurezza rispetto al valore di riferimento del rapporto defict-pil e che la posizione di bilancio ritorni all’obiettivo di medio periodo entro il periodo coperto dal programma di stabilità”. Il governo, ha insistito Padoan, ha intenzione di avvalersi della procedura eccezionale anche "per favorire il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione". Tra i motivi del rinvio del pareggio di bilancio dal 2015 al 2016, ha spiegato Padoan, “c’è l’esigenza di dotare gli enti pubblici di risorse” con un “incremento del saldo netto da finanziare di circa 20 miliardi nel solo 2014”.

 “Le misure correttive con il piano di dismissioni assicurano già dal prossimo anno il rapido rientro del maggior rapporto debito-pil conseguente all’ulteriore pagamento dei debiti pregressi - ha detto ancora Padoan - Il profilo programmatico del rapporto debito pil rispetta così la regola del percorso di convergenza del debito verso il parametro europeo del 60 per cento già dal 2015”, ha concluso.

Quanto poi alla lettera inviata alla Ue, che ha suscitato le polemiche dell’opposizione, alla domanda se si sia trattato di una tempesta in un bicchier d’acqua, il ministro dell’Economia ha risposto: “Mi pare proprio di sì".

Il governo persegue un “ambizioso programma di privatizzazioni che prevede dismissioni di beni dello Stato per circa 0,7 punti percentuali di Pil nel triennio 2014-2017”, ha spiegato poi Padoan.

Poi la previsione: "Nel 2015 il disavanzo strutturale ricomincerebbe a diminuire di 0,5 punti percentuali grazie a una manovra di consolidamento finanziata da riduzione di spesa, pari a 0,3 punti percentuali di Pil sull’avanzo primario".