IL PREMIER Renzi è felice che più non si può. E non lo nasconde: i gufi sono stati sconfitti, come dice lui, e gli 80 euro nelle buste paga di dieci milioni di italiani ci saranno a partire da maggio. Le famose «coperture», cioè i soldi per varare l’operazione, sono state trovate. Un miracolo.

FINO al giorno prima, era difficile pensare che il governo riuscisse a trovare questi soldi. Ma poi li ha scovati. E sono cominciate critiche, anche pesanti. La più seria dice che gli 80 euro ci saranno, ma grazie a un bricolage di interventi di vario tipo che sembra quasi di stare al mercato delle pulci. È un’osservazione corretta? Sì. Non abbiamo avuto, come a molti sarebbe piaciuto, un taglio netto di 10 miliardi nella spesa pubblica e il corrispondente versamento agli italiani che avranno gli aumenti in busta paga. Si è data una grossa botta alle banche e poi si è andati avanti a colpi di cento milioni di qui, 150 di là, e 120 da un’altra parte. Un insieme di misure da far venire il mal di testa. Persino la Rai (che non è certo una miniera d’oro) è stata chiamata a contribuire. Molti interventi, fra l’altro, sono una tantum, cioè non ripetibili, e quindi non strutturali. Su questo punto non ci possono essere molte discussioni: basta scorrere le decisioni del governo per capire che effettivamente di bricolage si tratta. In parole più semplici: Renzi aveva promesso questi sgravi fiscali, ma si è accorto che tagliare la spesa pubblica non è così semplice (ci sono più di 30mila centri di spesa...). E così lui e i suoi ministri si sono dati all’acrobazia contabile, pur di arrivare al risultato.

TUTTO da buttare, allora? No. C’è molto di buono. Intanto gli stipendi degli alti dirigenti pubblici sono stati messi sotto controllo e non lieviteranno più in modo autonomo. Stessa cosa per quelli dei magistrati. Inoltre, e forse è la cosa più importante, Comuni e Regioni non potranno più spendere tutto quel che gli pare. Chi va fuori dagli standard viene richiamato e riportato all’ordine. In una parola: è cominciata la guerra al disordine e allo spreco di Stato. Ripeto: è tutto ancora un po’ confuso e in qualche caso provvisorio. Ma si è finalmente partiti. E dalle proteste che si stanno alzando si capisce che forse era impossibile fare di più e meglio. Su una cosa dobbiamo registrare un insuccesso: l’insieme delle dieci misure di Renzi avrà un effetto minimo sulla crescita (forse lo 0,1 per cento). Per dare uno choc all’economia servirebbe realizzare il pagamento integrale dei soldi che lo Stato deve alle aziende (80-100 miliardi), ma poiché i denari non ci sono si procederà a rilento. E anche crescita e occupazione andranno a rilento. Molto a rilento. Per vedere qualche occupato in più bisognerà aspettare dicembre. E anche allora non saremo di fronte a numeri importanti.