Napoli, 7 maggio 2014 - "L’ex senatore Antonio Tomassini mi ha offerto dei soldi per passare al centrodestra". Lo ha detto in aula l'ex senatore Paolo Rossi, ascoltato nell’ambito del processo contro Silvio Berlusconi e Valter Lavitola per la presunta compravendita di senatori, entrato oggi nel vivo proprio grazie alla sua testimoninanza e a quella di Anna Finocchiaro, all'epoca capogruppo Pd a Palazzo Madama.

Rossi ha spiegato che Tomassini, ginecologo di sua moglie e come lui ex esponente della Dc, lo invitò a casa sua. Credendo di dover discutere di problemi relativi a Varese, la città nella quale vivono entrambi, vi andò. Il collega, tuttavia, cominciò a parlare di politica. "Mi disse che il governo Prodi non aveva futuro e che per Berlusconi era assolutamente fondamentale tornare a fare il Presidente del Consiglio, perché era una cosa che sentiva molto". "Mi disse che questa somma a Berlusconi non avrebbe cambiato la vita ma a me sì - ha aggiunto Rossi -. Se fossi stato d’accordo avrei potuto raggiungere subito Berlusconi a villa Certosa a avrebbero perfezionato l’accordo".

Prima di Rossi, Finocchiaro, rispondendo alle domande dei pm Henry John Woodcock e Alessandro Milita, ha ricordato di aver denunciato la vicenda in aula dopo aver appreso da parlamentari del centrosinistra dei tentativi che sarebbero stati messi in atto dall'ex Cavaliere per determinare la crisi del governo che si reggeva su una maggioranza assai esile. "Paolo Rossi e Nino Randazzo mi raccontarono di essere stati avvicinati da personaggi che chiesero loro di passare dal centrosinistra al centrodestra", ha detto l'esponente del Pd.

Per oltre un’ora Finocchiaro ha raccontato che Randazzo, eletto in Australia, le raccontò di essere stato avvicinato all’aeroporto di Fiumicino da un imprenditore che lo invitò a incontrare Silvio Berlusconi. Nel caso di Rossi, il contatto fu del senatore Tomassini, suo concittadino e conoscente. "A Rossi fu chiesto di cambiare schieramento e in cambio del passaggio gli avevano offerto un contratto con Mediaset", ha spiegato.

"Rossi mi disse - ha aggiunto Finocchiaro - di essere rimasto senza parole, sconcertato, e di aver lasciato la casa del collega turbato dall'incontro". "In aula - ha ricordato poi l'ex capogruppo dem - parlai di corruzione politica, di un fatto molto grave e ritenni che tutta l'aula ne dovesse essere a conoscenza".

Finocchiaro ha risposto poi alle domande del collegio di difesa, gli avvocati Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, legali di Berlusconi, dell'avvocato Bruno larosa, difensore di Forza Italia, e Maurizio Paniz, legale di Lavitola. Gli avvocati hanno chiesto se nella sua esperienza di parlamentare, iniziata nell'87, fosse venuta a conoscenza di altri casi di parlamentari che avevano cambiato schieramento nel corso della legislatura, o minacciato di farlo se non avessero ottenuti incarichi a livello governativo o nelle commissioni. La testimone ha detto di conoscere numerosi casi (''salti della quaglia'', come lei stessa li ha definiti), sostenendo tuttavia che essi avvenivano in ''maniera esplicita'' e avevano alla base comunque motivazioni politiche.

Il processo riprenderà il 21 maggio prossimo, con il prosieguo della testimonianza del capitano della Guardia Di Finanza Sebastiano Di Giovanni che ha svolto gli accertamenti bancari nel corso dell'inchiesta.