Roma, 23 giugno 2014 - L’immunità parlamentare per i componenti del nuovo Senato continua ad agitare le acque della politica, dopo l'attacco di ieri dei 5 stelle e la sostanziale difesa della norma da parte del Pd. Con i soliti distinguo interni: mentre Speranza non si scandalizza per la norma, la Finocchiaro si dice disgustata dallo scaricabarile.

FINOCCHIARO: DISGUSTATA DA SCARICABARILE - "L’esecutivo ha vistato due volte i nostri emendamenti, compreso quello sull’immunità - precisa Anna Finocchiaro - Conosceva il testo, sapeva tutto. Ha fatto una scelta. Io avevo proposto che a decidere sulle autorizzazioni all’arresto e alle intercettazioni dovesse essere una sezione della Consulta e non il Parlamento. Valeva sia per il Senato sia per la Camera. E’ una proposta di legge che ho presentato in questa legislatura e anche nella precedente. Stavolta l’avevo scritta in un emendamento, che è sparito dal testo perché il governo ritiene che non si debba appesantire il lavoro della Corte costituzional", spiega a Repubblica dicendosi "disgustata dallo scaricabarile: cosa vogliono da me? Vogliono dire che la Finocchiaro protegge i corrotti e i delinquenti? Ma stiamo scherzando. E’ questo il loro giochino? Sono disgustatà’, afferma la senatrice del Pd. Adesso "sto pensando di proporre addirittura un emendamento al mio emendamento per far passare l’idea del rinvio alla Corte. Sono favorevole anche a uno scudo valido solo per le espressioni e i voti dati in aula. Risponderò così a questo fastidioso scaricabarile su di me".

IL CAPOGRUPPO PD SPERANZA - A Roberto Speranza non sembra "un problema articolarmente centrale, nella strada verso le riforme. Anche perché, mi pare, alla Camera è già prevista...”, dice al Corsera senza specificare se è favorevole o no alla norma: “Prima dobbiamo confrontarci, è giusto che il Senato approfondisca. Dipende dalle funzioni che devono avere i senatori. E ci sono due elementi di contraddizione, che vanno valutati. Da una parte, con l`immunità, i sindaci e i consiglieri che fanno parte del Senato sarebbero diversi dai loro colleghi. Dall`altra parte, però, senza immunità si stabilirebbe una differenza tra Camera e Senato”.

QUAGLIARIELLO: SERVE GARANZIA - "L’immunità non è un dogma, ma il portato del bilanciamento di pesi e contrappesi in un nuovo quadro costituzionale. Insomma, se vogliamo che i senatori possano cambiare la Carta ed eleggere organi costituzionali, l’ immunità è necessaria", sostiene invece al Messaggero Gaetano Quagliariello, coordinatore di Ncd.

Per Quagliariello "non è una questione di par condicio rispetto alla Camera, né un privilegio dei senatori. Né è pensabile di assegnare la materia costituzionale a una sola Camera nella quale col 37% dei voti hai il 55% dei seggi".

SALVINI: OK MA CON CERTI LIMITI - Ancora diverso il parere di Salvini: "Io terrei l’immunità solo per fatti riconducibili all’attività legislativa e politica del senatore che è anche sindaco o consigliere regionale", dice alla Stampa. Secondo Salvini, il modello deve essere quello che esiste a Bruxelles per gli eurodeputati: "Se piglio una mazzetta - chiarisce - devo essere arrestato, punto e basta, anche se mi mandano a Palazzo Madama".

"Se l’immunità viene estesa senza limiti non mi piace. Detto questo, in linea di principio io sono a favore a una tutela del parlamentare’’, dice Salvini. "Non siamo più la Lega che agita il cappio in aula. In questi 20 anni ho visto troppi nostri sindaci e assessori comunali arrestati e poi rilasciati perché è’ emerso che non c’era nulla a loro carico. Ma intanto sono stati rovinati da magistrati che non rispondono mai dei loro errori e messi alla gogna e nel tritacarne mediatico". Per questo, spiega, "sono favorevole alla responsabilità civile dei magistrati".