di ANNALISA SIANI
«NON GIOCO PIÙ a carte, guardo poco la tv, ogni tanto telefono a Pippo Baudo, un vero fratello per me». Ma non è stata solo la solitudine ad aver tolto a Sandra Mondaini la voglia di vivere. Troppo duro il distacco da Raimondo, morto il 15 aprile, cinque mesi fa. In una coppia unita da cinquant’anni di vita condivisa fra casa e arte in tutte le sue possibili declinazioni, teatro, cinema, radio, televisione, la perdita di una “metà” ha rotto quel rapporto simbiotico che esisteva fra i due.


FIGLIA di Giuseppina Lombardi e Giacinto “Giaci” Mondaini, pittore e umorista del “Bertoldo”, nata a Milano il primo settembre 1931, da adolescente viene investita della responsabilità di dare una mano alla famiglia in difficoltà economiche e comincia a fare la fotomodella per il giornale femminile “Mani di fata”, poi per il famoso fotografo Luxardo che la ritrae in una campagna pubblicitaria per Borsalino. E’ così che Sandra si affaccia alla ribalta, qualcuno la nota e il 1949 è l’anno del debutto teatrale: con una pièce di Marcello Marchesi e una compagnia tenuta in piedi da Tino Scotti e Franca Rame. Inizio d’autore. Che prosegue con Macario, il quale la vuole come soubrette nella sua compagnia di rivista e nel 1954 viene acchiappata al volo dalla neonata televisione di Stato per far parte della squadra, si direbbe oggi, del varietà televisivo (altro varietà però: insieme a lei Febo Conti, Pietro De Vico, Elio Pandolfi, Giulio Marchetti, Erica Sandri ed Antonella Steni). Dunque quando la tv nasce Sandra era già lì con il programma “Settenote”.


NEL FRATTEMPO aveva anche messo un piede nel mondo del cinema che negli anni Cinquanta le offre ruoli comico-brillanti perlopiù in commedie tratte da spettacoli teatrali o televisivi di successo, “Attanasio cavallo vanesio” (1953) con Renato Rascel, “Il campanile d’oro” (1955) e “Motivo in maschera” (1956), tanto per fare qualche titolo. Verranno altri film, ma avverrà soprattutto l’incontro fatale, quello con Raimondo. Siamo nel ’58 e subito i due fanno coppia quasi fissa al cinema e a teatro, non nella vita ancora perché il matrimonio arriverà quattro anni più tardi.


SEMPRE AFFIANCATA dai grandi nomi dello spettacolo italiano (Rascel, Pisu, Gino Bramieri, Carlo Dapporto, Oreste Lionello, Walter Chiari) prosegue senza pause la sua carriera artistica che sboccia in uno straordinario successo personale con la “Canzonissima” del 1961 in cui inventa il personaggio della petulante bambina Arabella (accanto all’indisponente macchietta “Filiberto” di Paolo Poli). Già i bambini terribili: prima, al tempo dell’avanspettacolo con Macario, era nata Cutolina, anche lei riproposta in tv nei primi Cinquanta. E nel ’78, come seguendo un incoercibile impulso infantile che, diceva, la faceva sentire «più prossima al mondo dei bambini che degli adulti» benché già quarantasettenne, arriva Sbirulino, personaggio ispirato al mitico Scaramacai di Pinuccia Nava (Sbirulino nel 1982 diventa anche un film sceneggiato da Raimondo Vianello).


ATTRAVERSANDO tutta l’epopea d’oro del varietà televisivo, qualcuno si accorge che la coppia Mondaini-Vianello ha in sé un’alchimia straordinaria che la rende unica: ecco allora i programmi scritti su misura per loro, oltre ai programmi del sabato sera condotti assieme e le trasmissioni radiofoniche e alla miriade di programmi e pièce teatrali. Una in particolare al fianco di Pippo Baudo, va fatto un passo indietro, ma vale la pena ricordarla: siamo negli anni Sessanta e il musical si chiamava “L’ora della fantasia” scritto da Anna Bonacci, e da quella commedia, incredibile ma vero, Billy Wilder trasse la versione cinematografica intitolata “Baciami stupido”, un cult hollywoodiano con Kim Novak e Dean Martin (’64).
Infine arriva “Casa Vianello”, la sit com si cui tutti ci ricordiamo i tormentoni e i vezzi. Qui la coppia, in Fininvest dal 1982 ad oggi, ha interpretato se stessa con lievissima ironia, con garbo e autentico divertimento fino all’ultimo, fino al 2008, quando Sandra ha annunciato il suo ritiro dalla scena per problemi fisici. Il resto è solo qualche faticosa apparizione in galà tv, mano nella mano. E da aprile, da quando la morte di Raimondo ha sgretolato l’altra metà del mondo di Sandra, la sua vita è stata solo un lungo rimpianto, la nostalgia di quell’uomo che le è stato accanto per oltre mezzo secolo, il dolore. La speranza, in fondo, che la sua Casa Vianello l’attendeva da un’altra parte.