di RICCARDO JANNELLO
— AVETRANA (Taranto) —

UNA CONFESSIONE e le fotoelettriche hanno squarciato la notte della campagna tarantina per trovare il cadavere di Sarah Scazzi, la quindicenne scomparsa da casa il 26 agosto. Lo zio, Michele Misseri, ha confessato l’omicidio, indicando anche la zona dove era il corpo, nella borgata Tumani, vicino a dove lui stesso pochi giorni fa aveva «ritrovato» bruciacchiato il cellulare di Sarah e dove aveva lavorato per bonificare un uliveto. Il cadavere era in un pozzo. L’uomo è in stato di fermo giudiziario e ci sarebbe anche la moglie, Cosima Spagnolo. Con la figlia maggiore, Valentina — sorella di Sabrina, che attendeva Sarah quel giorno per andare al mare —, erano stati a lungo interrogati al comando provinciale dei carabinieri, convocati come persone informate sui fatti dal procuratore Franco Sebastio, dall’aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero. Misseri avrebbe fornito particolari agghiaccianti sull’uccisione della nipote: forse l’ha strangolata in garage dando fuoco ai suoi vestiti prima di seppellirla. C’è l’ombra inquietante di una possibile violenza sessuale. L’uomo sarebbe crollato quando gli inquirenti gli hanno fatto ascoltare una registrazione ambientale nella quale Sabrina, in un litigio con lui e la madre, ha detto molto arrabbiata: «Sarah se l’è portata via lui». La stessa Sabrina era stata ascoltata per rispondere di un litigio che avrebbe avuto con la cugina la sera prima della scomparsa per colpa delle attenzioni di Ivano, un ragazzo che piaceva a entrambe.

SARAH
quel 26 agosto era uscita alle 14,30, vestita con pantaloncini e maglietta rosa, uno zainetto nero e le infradito. Dodici minuti dopo l’allarme della cugina, che non l’aveva vista arrivare — l’appuntamento era a casa sua, circa cinquecento passi da quella della scomparsa — e che l’aveva chiamata sul cellulare, prima trovando la linea libera e poi il clic di qualcuno che chiudeva la comunicazione. Da quel momento niente si è più saputo della quindicenne studentessa dell’istituto alberghiero di Maruggio, una località poco distante. Apparentemente una adolescente che dimostrava ancora meno dei suoi anni, anche se aveva cominciato a uscire con una compagnia di ragazzi più grandi, quelli che conoscevano Sabrina. Ma anche una ragazza con qualche mistero, con quattro profili su Facebook che faceva «gestire» a una compagna di classe, Francesca, che chattava con vari amici a suo nome, e con un rapporto non facile con i genitori, la madre Concetta Serrano Spagnolo, 49 anni, casalinga, e il padre Giacomo, 52, che però non c’era mai (anche se nei giorni della scomparsa è rimasto a casa) perché faceva il muratore a Milano, così come in Lombardia vive il fratello di Sarah, Claudio, 25, dipendente di un corriere. «Litigavamo come in qualsiasi famiglia», ha detto la madre.
Fin dal primo momento il grido di dolore di Concetta è stato incessante: «Me l’hanno rapita», allontanando subito la possibilità di una fuga. «Cercate tra i familiari», aveva detto, e aveva indovinato. Qualche testimone si era presentato, ma senza informazioni certe. E nessuno, nei cinquecento metri che dividono le case delle due cugine, aveva sentito quel primo pomeriggio di agosto urla o stridore di freni che potessero dare un senso alla scomparsa. Sarah si era fidata di chi le aveva dato un passaggio: zio Michele.


LUI ha ritrovato il cellulare bruciacchiato, senza batteria e senza carta sim. Si parlava di un trucco per incastrare lo zio, ma in realtà ce lo avrebbe messo Misseri per sviare le indagini, acnhe se il suo racconto della casualità del ritrovamento era stato avallato da un compagno di lavoro. Ma ieri sera verso le 23 i carabinieri sono partiti dalla caserma con la soluzione del caso in mano, e il dramma si è consumato. La mamma di Sarah ha saputo della tragedia dalla tv, che trasmetteva «Chi l’ha visto» sulla vicenda. La conduttrice, Federica Sciarelli, quando le voci si facevano insistenti le ha chiesto se voleva tornare a casa. «È meglio», sono state le parole di Concetta.