— AVETRANA (Taranto) —
SETTE squilli, ore 14,42 esatte. Sarah è appena morta, è a terra, e Michele Misseri sta riponendo la corda con la quale l’ha strangolata. Il telefonino Vodafone modello 735 trilla nel silenzio del garage, la cui porta verso l’esterno è aperta, così come quella che dà in casa. A chiamare dal piano di sopra è Sabrina, la figlia di zio Michele. Possibile che non senta il cellulare che squilla a sette-dieci metri di distanza? Possibile, ma è anche possibile il contrario. Gli inquirenti vogliono chiarire se Sabrina ha sentito o no e a sostegno dei loro sospetti portano anche il fatto che la ragazza — come confermato da lei stessa e dal padre — scese in garage e chiese se Sarah fosse lì. Perché cercarla proprio in garage? Interrogato su questo, Misseri ha detto che ha nascosto Sara sotto un cartone temendo che sua figlia scendesse. Ma perché doveva scedere in garage? Forse perché aveva sentito il telefonino? Su questo l’orco di Avetrana non ha chiarito. Come incerte sono state le risposte sugli altri abusi tentati o commessi ai danni della nipote. Nel primo interrogatorio, quello in cui è crollato, disse di averla toccata il giorno prima, nel secondo è stato più vago. Ha parlato prima di «qualche giorno fa», poi ha aggiunto «anche». Significa che Sarah è stata molestata piu volte? La madre della ragazzina ha detto che sua figlia in due occasioni aveva detto di avere ricevuto 5 euro in regalo dallo zio «per comprarci una pizza».
Gli inquirenti non vedono un nesso e pensano più a un tentativo di captatio benevolentiae dello zio, che voleva creare un clima amichevole come precondizione per i suoi sporchi progetti. Ma comunque anche su questo si indaga. Sia chiaro: anche se emergesse che la famiglia Misseri sapeva tutto fin dall’inizio (e non che era stata rosa dai dubbi al momento del ritrovamento del telefonino, com’è ormai pacifico) non è ipotizzabile il reato di favoreggiamento, ma certo va fatta chiarezza, anche per capire se il bracciante agricolo è stato aiutato da qualcuno a fare sparire il corpo: e questo sì sarebbe un reato.


L’AVVOCATO di Misseri, Daniele Galoppa, dopo avere curiosamente ammesso le responsabilità del suo assistito («si vede che è un assassino»), conferma l’intenzione di chiedere una perizia psichiatrica. Fonti investigative lasciano intanto filtrare notizie sulla famiglia dell’assassino che se fossero confermate sarebbero funzionali alla strategia difensiva dell’infermità o seminfermità mentale. Il padre di Misseri, morto anni fa, avrebbe abusato delle due figlie, sorelle dell’uomo che ha confessato di avere ucciso Sarah, e forse lo stesso Michele potrebbe avere subito violenza da parte del genitore. Un quadro di abusi che non può sottrarre Misseri alle sue enormi responsabilità.

Alessandro Farruggia