di LUCA ORSI
— BOLOGNA —

TERREMOTO nel Pd bolognese. A 40 giorni dalle primarie del centrosinistra, in agenda (fino a ieri) il 5 dicembre, il maggiore partito della coalizione resta senza candidato. Maurizio Cevenini — figura popolarissima a Bologna, detto ‘Mister Preferenze’ grazie ai quasi 20mila voti conquistati alle scorse regionali — abbandona la corsa dopo l’attacco ischemico transitorio che l’aveva colpito lunedì scorso. Nessuno strascico nel fisico. Ma «lo choc che ho avuto dopo questo malore è stato forte», ha affermato ieri, in conferenza stampa. Tanto forte da «farmi rinunciare, con immenso dolore, al sogno della mia vita».


IL PD, ORA, è in alto mare. In primavera, Bologna vota per il sindaco. Elezioni delicatissime, in una città commissariata da febbraio. L’ex partitone rosso deve provare a ricucire un rapporto con la città, un tempo lontanissimo sua roccaforte, dove fumano ancora le macerie lasciate dalle dimissioni dell’ex sindaco Flavio Delbono (in carica soli otto mesi), rinviato a giudizio per truffa, peculato e intralcio alla giustizia. E dove Sergio Cofferati — nel 2004 invocato salvatore della patria dopo la storica sconfitta del 1999 ad opera di Giorgio Guazzaloca — aveva lasciato la poltrona dopo un solo mandato, senza troppi rimpianti in un partito che soffriva una presenza così ingombrante.
Cevenini era stato scelto — sostenuto dal nuovo segretario, Raffaele Donini — per voltare pagina. Su di lui si era puntato tutto. E adesso? Per prima cosa, il Pd chiederà alla coalizione una moratoria sulle primarie. Che potrebbero slittare a gennaio. Ci vuole tempo per riordinare le idee e trovare uno (o più) candidati da opporre ai due già in campo — Amelia Frascaroli e Benedetto Zacchiroli — entrambi non tesserati Pd.
Il ritiro di Cevenini, va da sé, coglie tutti impreparati. Si è dovuto improvvisare in fretta e furia un piano B, fino a pochi giorni fa impensabile. Fittissime le telefonate con Roma, dove il segretario Pier Luigi Bersani ha seguito da vicino tutta la vicenda.


IN QUESTE ore di vero caos, non si può escludere neppure l’annullamento delle primarie. Un radicale cambio di scenario possibile nel caso di una candidatura in qualche modo insindacabile. Un briscolone, insomma, come fu sei anni fa con Cofferati. Due i nomi che si rincorrono. Il primo, evocato da tempo, è quello di Romano Prodi. Il Professore viene visto, non solo dagli ulivisti, come la boa a cui aggrapparsi nel mare in tempesta. Nonostante lui abbia più volte ribadito (l’ultima solo pochi giorni fa) «la chiara volontà di non partecipare da protagonista alla vita politica». Il secondo nome di peso che circola da un paio di giorni è quello dell’ex segretario dei Ds Piero Fassino, che verrebbe paracadutato sotto le Due Torri per evitare al centrosinistra di Bologna un altro devastante ‘99.