— MILANO —
E’ STATO sentito per circa un paio d’ore l’ex questore di Milano Vincenzo Indolfi, convocato ieri mattina negli uffici della polizia giudiziaria dal Procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Antonio Sangermano per far luce su quanto accadde la notte tra il 27 e il 28 maggio. Notte in cui Ruby venne portata negli uffici di via Fatebenefratelli e, dopo la telefonata giunta da palazzo Chigi che indicava la giovane come nipote del presidente egiziano Mubarak, affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti che si era offerta di occuparsi di lei.
E proprio il nome di Karima El Mahroug compare in un’indagine partita nel 2009 e poi ampliatasi dopo le ultime dichiarazioni della stessa Ruby. Il procedimento riguarda un giro di escort d’alto borgo legate al mondo dei vip dello spettacolo e dei locali più alla moda di Milano. Il nome della giovane, secondo quanto si è appreso, appare in alcuni accertamenti tecnici che evidenzierebbero suoi incontri con imprenditori in un hotel di lusso del centro. Incontri a pagamento, che non sarebbero stati isolati o d’iniziativa ma coordinati all’interno di una più ampia rete di conoscenze e amicizie gestite, secondo le accuse, da alcuni nomi noti e meno noti. Secondo le risultanze degli investigatori, che seguono l’indagine, e secondo anche alcune successive dichiarazioni che sarebbero state rilasciate da Ruby dopo i fatti di maggio, nel procedimento ci sarebbero anche i nomi di Lele Mora e di Nicole Minetti.



QUANTO a Indolfi, promosso prefetto con incarico di ispettore generale al ministero dell’Interno, nei giorni scorsi aveva preparato una relazione sulla vicenda per il Viminale: nel faccia a faccia con i pm avrebbe spiegato di come seppe della telefonata di Berlusconi — venne subito informato dal capo di gabinetto Pietro Ostuni — e della seconda chiamata arrivata dalla presidenza del Consiglio (il caposcorta del premier) e, poi, della procedura seguita dai funzionari fino al ‘rilascio’ della ragazza. I pm dovranno sciogliere alcuni nodi: non solo se ci furono o meno «pressioni» dalla Presidenza del Consiglio ma se i poliziotti rispettarono le disposizioni date dal pm dei minori di turno Annamaria Fiorillo che, da fonti vicino alla Procura dei Minori, aveva espresso perplessità circa la parentela ‘illustre’ della giovane e aveva disposto e «ribadito più volte» di collocarla in comunità. Diversa la versione della Questura che afferma che venne data l’autorizzazione ad affidare la minorenne alla Consigliera Minetti. Quella sera, inoltre, a causare l’accompagnamento in Questura di Ruby fu un’ingenuità della ragazza. Perché lei, dopo la lite nel centro estetico di corso Buenos Aires e l’intervento della polizia, aveva subito dato le sue vere generalità agli agenti della Volante, dalle quali era così risultato un ordine di rintraccio a suo carico per scomparsa da una comunità protetta.
Il caso Ruby approderà domani alla riunione del Copasir ma, intanto, il deputato del Pd Ettore Rosati porrà «la questione di chiedere con urgenza al presidente del Consiglio di relazionare per spiegare sia l’eventuale abuso di potere».