— ROMA —
È SICURO che il governo otterrà il via libera alla fiducia sia al Senato che alla Camera. Se però questo non dovesse accadere a Montecitorio, dove i numeri per l’esecutivo sono al momento sfavorevoli, si tornerà a votare soltanto per rinnovare quel ramo del Parlamento. All’indomani della lettera a Schifani e Fini nella quale comunicava l’intenzione di arrivare al voto di fiducia dopo l’approvazione della Finanziaria, Silvio Berlusconi è intervenuto per telefono alla ‘convention’ milanese del Pdl. «Siccome noi siamo democratici e nel nostro Paese deve valere la democrazia, cioè quello che decide la gente, andremo avanti a governare con una fiducia che ci verrà data al Senato — ha detto il presidente del Consiglio — e che penso ci verrà data anche alla Camera. E se ci dovesse essere una fiducia che non c’è alla Camera, benissimo, si andrà a votare per la stessa Camera dei deputati e vedremo che cosa decideranno gli italiani». «Dobbiamo andare avanti — ha ripetuto — anche contro una sinistra che non è ancora democratica: tutte le cose che stanno succedendo rafforzano il convincimento degli italiani che vogliono restare liberi». «Esistono, e sono per il 60% con Berlusconi», ha concluso. E nel pieno della crisi scoppiata nel centrodestra per lo strappo dei finiani, Berlusconi è tornato ad attaccare i suoi ex alleati ora avversari: «Ci sono professionisti della politica, ormai vicini all’età in cui grandi leader come Bush e Blair scrivono le loro memorie, che possono aspirare a diventare presidente del Consiglio, o della Repubblica, solo grazie a compromessi di palazzo, ma questa non è democrazia: è solo partitocrazia».


SUBITO dopo l’intervento in diretta di ieri, Umberto Bossi ha azzardato l’interpretazione autentica del premier-pensiero. «Secondo me Berlusconi vuole andare al voto, perciò gioca al ribasso: io giocherei invece al rialzo», ha commentato il leader della Lega, riferendosi al fatto di votare per una sola Camera anziché per l’intero Parlamento. «A me Fini ha detto che non gli dà fastidio vedere Berlusconi fare il presidente del Consiglio, io sto alle sue parole», ha aggiunto il Senatùr.


AGLI EX AMICI di partito passati a Futuro e Libertà, intanto, ha lanciato un appello dal palco del Teatro Nuovo di Milano il ministro della Difesa, Ignazio La Russa: «Nei prossimi giorni gli 80 parlamentari di An eletti nel Pdl si rivolgeranno ai 40 che ci hanno lasciato, perché si fermino sull’orlo del baratro. La nostra storia ci insegna che prima di tutto vengono l’Italia e gli italiani, e poi i rancori». Lo stesso La Russa, a margine della convention, ha dichiarato che «lo scioglimento di una delle due Camere mi sembra più legittimo e politicamente logico rispetto all’ipotesi di un governo tecnico; in ogni caso non escluderei a priori che il Pdl possa ottenere la fiducia sia al Senato che alla Camera».
r. r.