di UGO BONASI
— ROMA —

BERLUSCONI è più che fiducioso che il governo otterrà la fiducia. E’ convinto che «diverse persone» di Fli «ora sono in difficoltà e avranno un rigurgito di ragionevolezza e voteranno per il governo o si asterranno». Sia perché hanno capito che in caso contrario si consegnerebbero al «limbo politico», sia perché se il governo andasse in minoranza ci sarebbero «inevitabilmente» elezioni anticipate e, con una «campagna elettorale feroce, ci sarebbero rischi di esporre il Paese alla speculazione internazionale». Un’ora prima, un ex finiano tornato nel Pdl, Giampiero Catone, aveva assicurato che un gruppo di «sette-nove» parlamentari di Fli che hanno firmato la sfiducia al governo hanno scritto a Fini dicendosi favorevoli ad un Berlusconi bis «senza passare per le dimissioni del premier in una fase delicata come questa». Obiettivo: ottenere libertà di voto sulla fiducia. «Non mi risulta nessuna lettera», replica il finiano Bocchino, e poiché «sul voto di sfiducia ha deciso il gruppo su indicazione di Fini, voteremo compatti la sfiducia». L’ipotesi della lettera dei ‘ribelli’ è stata smentita in serata anche da un altro finiano, Adolfo Urso, che assicura: «Fli si esprimerà in modo compatto». Quanto a Berlusconi, Bocchino contrattacca: «Non ha il brevetto del centrodestra». E lo mette in guardia: «Già in passato ha sbagliato i conti. Le fantasie di Berlusconi sono segno di debolezza». Poche ore prima, Fini aveva pronosticato: «Inizia il calciomercato dei parlamentari».


IL PREMIER ha comunque gettato non poche cime ai finiani indecisi, ma anche avvertimenti. Ha compreso che molti sono entrati in Fli pensando di diventare la terza gamba del centrodestra e si sono trovati su un «convoglio guidato da Bocchino che ha unica destinazione la sinistra». E li avvisa: «Chi vota la sfiducia, chi ha deciso per la crisi, per un percorso senza futuro, non rientrerà mai più nel centrodestra». Berlusconi cerca di riassorbire la «diaspora», convinto di avere una buona maggioranza al Senato ed una «che ci consentirà un futuro anche alla Camera». E per rendere più appetibile il suo invito, assicura che la riforma della giustizia «è pronta» e che sarà portata al primo Consiglio dei ministri «dopo il 14». Poi riaffaccia i timori di un governo di sinistra che creerebbe uno «Stato di polizia tributaria, introducendo l’Ici, raddoppiando la tassa sui risparmi, una patrimoniale sui piccoli appartamenti» e altro ancora. Ha anche detto di essere stato tentato di abbandonare la politica, «ma sarebbe diserzione...». Il premier ha battuto molto sul tasto finanziario, parlando dell’euro «sotto i riflettori degli speculatori» che si difende solo con governi stabili e uniti tra loro: non è certo il momento di «aprire una crisi al buio».


L’ALTRA NOTTE coi vertici del Pdl Berlusconi aveva tracciato la linea che terrà in Parlamento, sicuro di avere il successo in pugno e che per Fli sarà un «colpo micidiale». Leggerà una decina di pagine, rilanciando il patto di legislatura e facendo un ultimo appello ai transfughi affinché rispettino gli elettori. Nessun nuovo governo, niente dimissioni, al massimo, ha detto ai suoi, un mini rimpasto. Se ottenesse la fiducia e in futuro il governo subisse agguati parlamentari, lui chiederà a Napolitano il ritorno alle urne, forte dell’appoggio della Lega. A Fini, sulla transumanza dei parlamentari, ha replicato La Russa: «E’ strano ne parli, visto che in questa legislatura 12 eletti nel Pdl l’hanno lasciato». Intanto Fli si prepara al ‘dopo’ e Ronchi fa sapere che, se ci sarà il voto anticipato, i futuristi presenteranno una «grande lista civica con Fini leader».