di ELENA G. POLIDORI
— ROMA —

MANCANO tre giorni al ‘B day’ e già volano le carte bollate. Ieri, infatti, lo scontro politico si è trasferito armi e bagagli nella Procura di Roma, dove Antonio Di Pietro ha presentato un esposto denuncia sulla «compravendita» dei deputati. Subito il Pdl ha risposto con un controesposto, a firma Bondi-Verdini, accusando poi la magistratura di «intromissione» e facendo andare su tutte le furie l’Amn: «E’ la solita mistificazione dell’operato della magistrati», ha ribattuto il presidente Palamara. Un guaio tira l’altro. Ma nel Pdl non mollano.
«Assistiamo a una serie di calunnie su una presunta compravendita di parlamentari da parte del Pdl — hanno scritto Bondi e Verdini — vogliamo che se deve essere fatta chiarezza questo avvenga a 360 gradi». Come a dire, indagate anche sui parlamentari del Pdl passati con Fini. La situazione si è incattivita, non c’è dubbio. Perchè al clima già teso in queste ore di vigilia, si è anche aggiunto il terrore di molti dei deputati segnalati come voltagabbana prezzolati di finire nei guai per il solo fatto di aver più o meno chiarito le intenzioni di voto. E la caccia alle streghe è cominciata.



IN PROCURA, in realtà, i i fascicoli sono due. Uno è stato aperto sulla base dell’esposto presentato da Di Pietro, l’altro avviato precedentemente dai pm romani sulla base di notizie di stampa. Anche la parte presentata dal leader dell’Idv è basata su notizie stampa, ma ‘mirate’ solo sui nomi dei due trasfughi del partito, ossia Antonio Razzi e Domenico Scilipoti; una legittima vendetta. Nelle mani del procuratore Ferrara, Di Pietro ha infatti consegnato una serie di articoli, comprese alcune interviste rilasciate in questi giorni dai due ex deputati l’Idv. «L’apertura dell’inchiesta da parte della Procura — ha fatto un po’ da pompiere Ignazio La Russa — è un fatto doveroso, è la denuncia che è invece un fatto ridicolo». Non a parere di Cicchitto. «L’intromissione della magistratura è gravissima — ha detto il capogruppo Pdl alla Camera — Bersani, Violante, Di Pietro alzano la voce e la Procura di Roma interviene; nell’ultimo anno, quelli che hanno cambiato gruppo sono 70, allora si dovrebbe aprire un’inchiesta per ciascuno di loro». «Comunque noi — ha chiosato il ministro Angelino Alfano — siamo senz’altro parte lesa». Si vedrà. Intanto, si affastellano le voci su nuovi passaggi di casacca e «compravendite» più alte, da consumarsi all’ultimo minuto, casomai dopo aver soppesato le parole del discorso di Berlusconi.


I RADICALI, per esempio. Bersani ieri ha giurato ancora che Pannella «non tradirà», ma chi conosce il leader radicale non dà nulla per scontato; un’astensione dei sei deputati alla Camera farebbe vincere il Cavaliere con un margine non di un solo voto. E non sarebbe poco. La trattativa, forse, è ancora in atto. O forse no.
Nel frattempo sulla caccia al voto c’è da registrare una critica durissima di Famiglia Cristiana: «Peggio di Tangentopoli». Si è fatto sentire anche il neo deputato di Noi Sud Antonio Razzi: «Deciderò lunedì, ma la mia opinione, da operaio, è che andare alle urne sarebbe ridare un dispiacere a tutti gli italiani».