— ROMA —
IL TERZO POLO è ancora in culla ma nel Pd ha già avuto l’effetto di accelerare un processo in corso da alcuni mesi. Un pressing sempre più deciso è partito nei confronti del segretario Pier Luigi Bersani perché tagli ora i ponti con i vecchi alleati, Idv e Sel, e scelga il partito di Fini e Casini come partner per presentarsi al voto, che a tutti sembra più vicino. Antonio Di Pietro fiuta l’aria e lancia un ultimatum al Pd: «Il matrimonio è pronto, sposiamoci». Ma Enrico Letta, grande sponsor insieme a Massimo D’Alema dell’intesa con Udc e Fli, lo gela negando «matrimoni in vista perché non c’è stato nessun fidanzamento».
Per indole e per strategia politica, Bersani tende ad includere. A maggior ragione, dopo l’uscita di Fli dalla maggioranza, il segretario è convinto del ruolo centrale del Pd non solo in Parlamento per definire strategie comuni di opposizione ma anche in vista del voto. «Dobbiamo andare avanti così, dialogando con tutte le opposizioni, non è il momento di lasciare a terra nessuno, poi si vedrà», è la linea che Bersani sostiene con i suoi interlocutori e dovrebbe ribadire nella direzione del 23 dicembre. Ma a lavorare ai fianchi del segretario per una svolta a favore del Terzo Polo, sono soprattutto Massimo D’Alema ed Enrico Letta, da tempo in rotta contro l’oltranzismo di Di Pietro. Il presidente del Copasir, in particolare è molto attivo in questi giorni in un’opera di convincimento presso i vari big del partito. Il suo attivismo non è piaciuto a Arturo Parisi: «D’Alema — ha commentato — piega il partito alle sue convenienze».



DA SEMPRE sul tema alleanze, il Pd è una babele di voci. E così chi appoggia l’attendismo del segretario, invita alla prudenza anche perché il Terzo Polo è appena nato, mentre chi chiede a Bersani il coraggio di rivoluzionare le alleanze sostiene che la scelta vada fatta adesso. Nell’intricata galassia democratica, Walter Veltroni ed il suo Movimento Democratico si trovano in una posizione intermedia, contrari all’idea di rifare la gioiosa macchina da guerra del ‘94, dove la sinistra andò al voto separata dal centro. Ma fedele al principio che le alleanze vadano fatte al termine di un cammino innovatore e maggioritario del Pd.
A Di Pietro, che ha dato 24 ore di tempo al Pd e a Vendola per dar vita ad «un’alleanza alternativa a Berlusconi» che però escluda il Terzo Polo, risponde subito Sel: «La proposta di Di Pietro è il minimo sindacale, bisogna farlo presto». In casa democratica, nonostante il niet di Enrico Letta, Bersani invita l’alleato ad aspettare la direzione del 23 dove il Pd disegnerà «una grande forza di centrosinistra che vada non solo contro Berlusconi ma anche oltre».