di LORENZO BIANCHI
«QUESTO VILE gesto di morte, come quello di mettere bombe anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, offende Dio e l’umanità intera». Alla fine dell’Angelus domenicale, dalla finestra dello studio privato, Benedetto XVI, il Papa del primo appello contro la «cristianofobia», torna a parlare dell’eccidio di Alessandria d’Egitto. Le parole forti sono però attutite dal richiamo alla «testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo». Il primo intervento del Pontefice, quello di sabato rivolto ai governanti perché passino a «un impegno concreto e costante» contro le «discriminazioni» dei fedeli di Cristo, ha toccato un nervo scoperto della massima autorità teologica sunnita, Ahmed el-Tayeb, imam dell’università Al Azhar del Cairo. Il religioso ha rimproverato a Benedetto XVI «un’ingerenza inaccettabile» negli affari interni egiziani. L’agenzia di stampa ufficiale, la Mena, gli attribuisce una valutazione apertamente critica: «Non sono d’accordo. Perché il Papa non ha chiesto protezione per i musulmani quando venivano uccisi in Iraq?. È una visione sbilanciata — ha insistito —, musulmani e cristiani rischiano di essere ammazzati in tutto il mondo». Sabato aveva definito il massacro di Alessandria «un atto atroce vietato dall’Islam». Il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, si affretta a spegnere il focolaio polemico: «Credo che ci siano stati malintesi nella comunicazione».


IL GOVERNO egiziano ha schierato sulle strade più poliziotti, anche non in divisa, e ha rinnovato il divieto di parcheggiare vicino alle chiese. Centinaia di sospetti sono stati arrestati nel Sud. Sette dei 17 fermati ad Alessandria sono ancora sottoposti a interrogatori. Il ministro degli Interni privilegia la pista di un kamikaze finanziato da «elementi esterni». Dieci copti sono rimasti feriti nel centro del Cairo. In migliaia avevano tentato di sfondare il cordone della polizia che proteggeva il ministero degli Esteri. Urlavano slogan sulla «vendetta» e sulla «uguaglianza con i musulmani». Altri 2000 sono scesi in piazza ad Assiut, nel sud del Paese, accusando il governo di non proteggerli. Ad Alessandria d’Egitto almeno 5000 persone hanno partecipato ai funerali delle vittime nel monastero di Mary Mina e hanno sommerso di urli il celebrante che tentava di leggere un messaggio di condoglianze del presidente Hosni Mubarak. Sulla chiesa dei Santi sono stati esposti un ritratto di Cristo e un telo bianco macchiati di sangue. Nella capitale decine di cristiani hanno tentato di aggredire l’auto sulla quale si trovava l’imam el-Tayeb, che aveva appena incontrato il papa copto Shenuda III nella cattedrale di San Marco. La scorta del religioso li ha respinti. Centocinquanta musulmani e cristiani in controtendenza hanno sfilato assieme nella capitale. Shenuda III ed el-Tayeb hanno istituito una commissione mista che si riunirà ogni settimana per appianare i dissidi fra le comunità. Il capo della diplomazia italiana,Franco Frattini, ha chiesto che il 31 gennaio il consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea discuta delle violenze in Egitto. Per il titolare della Farnesina è il «momento di una risposta forte e univoca».