di UGO BONASI
— ROMA —

E’ IL MINISTRO della Giustizia a dare la risposta più politica all’opposizione che chiede le dimissioni del premier. «Hanno considerato quello inviato a Silvio Berlusconi un invito a scomparire. E noi rispondiamo no, perché su questo si pronunceranno gli elettori nel 2013», afferma Alfano fornendo così i contorni della strategia della maggioranza, anche se altri esponenti Pdl non escludono il voto. Dell’invito a comparire, l’atto tecnico compiuto dai magistrati milanesi, se ne occuperanno gli avvocati, «ma politicamente non sarà certo questa sinistra a farlo scomparire».


IL PDL è concentrato sul tentativo di dimostrare che le iniziative della magistratura sono un atto di forza. «E’ evidente che più di un blitz giudiziario si sta realizzando un blitz militare», assicura Cicchitto, che annuncia per domani la creazione in Parlamento del «gruppo dei responsabili». E agita lo spauracchio delle urne: «Valuteremo se ci sono le condizioni di sviluppare l’attività del governo come noi auspichiamo o se dovrà esserci un ricorso al corpo elettorale per difendere la libertà di tutti». Il concetto di esasperazione dell’operazione giudiziaria è il leit motiv del Pdl, tanto che Gasparri assicura che «non c’è sbandamento, ma amarezza per un accanimento e dispiegamento di forze non usato nemmeno per i narcotrafficanti». E ricordano che non non si ristabilisce l’equibrio «c’è il voto». Anche Capezzone parla di «Stato di polizia contro il premier» e di «caccia all’uomo mediatica semplicemente indegna». Se Matteoli assicura che non consiglierà il premier se andare dai pm («Già sbaglio da me»), altri, come la Gelmini, ripropongono la tesi delle procure «determinate ad eliminare Berlusconi per via giudiziaria». Rotondi, ma anche Napoli e Brunetta, va indietro con la memoria ed assicura che «l’osceno agguato giudiziario fa rimpiangere il Pci che mai avrebbe appaltato alla magistratura l’opposizione politica». Rotondi suggerisce anche di denunciare i pm per attività sovversiva. Diretta la Prestigiacomo: «E’ un tentativo di character assassination».


CASINI dapprima ironizza («Anch’io sono stato ad Arcore, ma erano altri tempi»), poi si dice pronto sia a sostenere un governo di centrodestra non guidato da Berlusconi sia al voto anticipato. Se la maggior parte dei finiani usa toni duri verso il premier, colpisce l’affermazione di Consolo, vicepresidente della Giunta che esaminerà il dossier: «A mio avviso potevano non sussistere gli estremi per un giudizio immediato; comunque giudicherò con la massima serenità». L’Idv e Vendola non hanno dubbi: non c’è stata violazione della privacy e il premier deve dimettersi e farsi processare. Che è anche la posizione del Pd, ma con toni più cauti. «Berlusconi chiarisca o liberi il campo», suggerisce Rosy Bindi, mentre altri parlano di vicenda umiliante per il Paese e di un premier ricattabile.