di IACOPO SCARAMUZZI
— ROMA —

BASTA risse, basta partigianerie. I vescovi tornano a parlare di Berlusconi e del caso Ruby con un invito alla pacatezza rivolto a tutti i protagonisti della politica. Preoccupati dalla questione morale — anzi, dal «disastro antropologico» che c’è in Italia — ma consapevoli che ciò riguarda tutti e che potrebbe degenerare ancora di più.
Le incalzanti cronache politiche si sono imposte al Consiglio episcopale permanente, il ‘parlamentino’ della Cei che si è svolto questa settimana ad Ancona. I vescovi sono preoccupati per «l’andazzo generale», ha riferito ieri il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata. Ma, sebbene «chi ha maggiori responsabilità ha un maggiore impegno a risultare esemplare nel suo comportamento», soprattutto verso i giovani, «c’è una tendenza che tocca tutti, pur con responsabilità diverse, all’abbassamento della tensione morale, della ricerca di ciò che è buono e giusto, del compimento del proprio dovere e del perseguimento del bene comune». Insomma: «Fermiamoci in tempo prima che il disastro antropologico degeneri ancora di più».
Dalle parole di monsignor Crociata non traspare solo la consapevolezza che il problema è culturale, prima ancora che politico, o che anche gli uomini di Chiesa hanno le loro pecche. Non c’è solo lo sforzo di evitare che il messaggio evangelico sia ridotto a semplice moralismo. C’è anche la volontà di sottrarre la Chiesa al ruolo di arbitro della politica italiana, dando la spallata al governo o prolungandone la vita.




C’È, INFINE, il timore che l’esasperazione degli animi conduca la politica lontana dai problemi della gente. «Noi invitiamo ad attenuare il clima di tensione, di rissa continua, di conflittualità permanente, di tensione costante», ha detto Crociata. Il vescovo ha in mente pericolosi avventurismi o violente denigrazioni quando chiede a tutti «pacatezza ed equilibrio di giudizio» perché «non si compiano passi sulla spinta di emozioni e atteggiamenti non ponderati adeguatamente».
Il presule esclude che la pacatezza sia in contraddizione con l’indignazione di tanti cattolici. Le redazioni dei più disparati giornali cattolici, però, sono tempestate da lettere di sconcerto. In risposta ad una lettrice, il direttore di
Avvenire, giornale della Cei, invita i politici cattolici di ogni schieramento alla coerenza. «Credo — scrive Marco Tarquinio — che sia sempre più forte l’attesa di serene e consapevoli prove di coerenza da parte di chi opera sulla scena pubblica richiamandosi ai grandi valori dell’umanesimo cristiano e alla Dottrina sociale della Chiesa».