dall’inviato MARCO SASSANO
— MILANO —

COMMEMORANDO l’economista Tommaso Padoa Schioppa, nell’aula magna dell’Università Bocconi, come un uomo che seppe dare di sé «un’immagine di public servant, di servitore della cosa pubblica, non riconducibile alla figura, per altro di assai dubbia definitibilità del tecnocrate», Giorgio Napolitano evita di parlare della situazione politica in una giornata talmente carica di tensioni da spingerlo ad un atteggiamento di assoluta prudenza e riserbo. Il che non gli impedisce di esprimere un severo richiamo morale quando sottolinea che «per tutte le forze che si sentano corresponsabili del ruolo e dell’immagine del nostro paese, ci sarà molto da raccogliere dell’impegno e dell’esempio di un uomo come questo».


I SUOI consiglieri non evitano di richiamare all’attenzione dei cronisti le ultime prese di posizione pubbliche del Capo dello Stato, in particolare quelle in cui esprime «allarme di fronte al moltiplicarsi e acuirsi di conflitti che travalicano l’ambito politico e investono le istituzioni», aggiungendo che «la fondatezza di tale allarme è stata da più parti riconosciuta, il che è da considerarsi positivo se prelude a uno sforzo generale per abbassare i toni».
E se è vero che anche al Quirinale si analizzano e si discutono i vari scenari per una possibile, prematura fine della legislatura (compreso quello di uno scioglimento delle Camere, d’accordo con il presidente del Consiglio, senza un voto di sfiducia), è stato lo stesso Napolitano a rispondere indirettamente a due interviste del ministro Maroni e del presidente emerito della Corte Costituzionale, Piero Capotosti, con una sua precisa dichiarazione: «Per quanto riguarda il dibattito pubblico che si è innescato — con l’espressione di pareri anche da parte di esponenti politici e di costituzionalisti — sulle responsabilità e sulle prerogative del Presidente della Repubblica, lo seguo con attenzione, ma non intendo ovviamente pronunciarmi nel merito di alcuna tesi o interpretazione». Un secco altolà a chi vuole tirare per la giacca il Capo dello Stato sul suo attributo costituzionale di poter sciogliere le Camere «sentiti i loro presidenti».



MA UN ALTRO accenno «politico» e non di poco conto in una fase della vita pubblica in cui spesso si discute di governi ‘tecnici’ il presidente Napolitano lo ha fatto nel suo discorso su Padoa Schioppa, alla presenza del governatore Draghi e del ministro Tremonti, quando ha detto che «uomini di profonda vocazione e formazione democratica come lui in qualunque struttura o istituzione operino, conoscono il senso del limite, sanno dove la loro responsabilità si arresta e cede il passo alle decisioni politiche assunte in nome della sovranità popolare». «Per ciascuno di essi — ha però poi sottolineato il Capo dello Stato — può anche venire il momento, come avvenne in tempi recenti per Tommaso, di assumere eccezionalmente funzioni politiche dirette, rappresentative e di governo, nel momento in cui si avverta, per forti ragioni, il dovere di non sottrarsi a quel difficile e anche ingrato esercizio».
I politici devono ascoltare «con grande attenzione» il richiamo del Presidente Napolitano al «senso del limite», ha commentato Roberto Maroni: «Sono sempre d’accordo con il Presidente della Repubblica, anche questa volta. Le sue sono parole di saggezza».