Lorenzo Bianchi
FRANCIA
e Gran Bretagna sono deluse dalla Nato. Il ministro degli esteri di Parigi Alain Juppé è asciutto e profondamente critico: «La Nato ha voluto prendere la direzione delle operazioni. Noi abbiamo accettato. Ora deve svolgere il suo ruolo, ovvero evitare che Gheddafi usi ancora armi pesanti per bombardare la popolazione, ma non lo sta facendo». Anche il pari grado britannico William Hague è dell’avviso che l’Alleanza debba «intensificare» gli sforzi. Londra, ricorda, ha già fatto la sua parte «fornendo aerei supplementari in grado di colpire obiettivi al suolo». Questa capacità strategica è essenziale per alleviare la sofferenza delle città assediate, soprattutto Misurata e Zenten controllate dagli insorti. Il capo delle operazioni della Nato, il generale Mark Van Uhm, obietta che il ritmo delle missioni dell’Alleanza «non è diminuito». I jet atlantici hanno messo fuori uso quattro tank del raìs a Zenten e un deposito di armi a sud ovest di Sirte.

L’ITALIA

recalcitra ancora all’idea che i suoi jet da combattimento sgancino bombe. Il ministro degli esteri Franco Frattini, ai margini del vertice di Lussemburgo fra i pari grado dell’Unione Europea, oppone il passato coloniale di Roma: «Il trattato di amicizia con la Libia contiene le nostre scuse per le vittime dei fascisti. Non vorremmo cento anni dopo per errore uccidere altri civili». Il titolare della Farnesina aggiunge però che l’Italia potrebbe cambiare idea domani, quando verrà a Roma il presidente del Consiglio Nazionale di Transizione libico Mustafa Abdul Jalil. «Se ci sarà una risposta tranquillizzante – anticipa Frattini – la nostra riluttanza, che è forte, potrebbe essere rivista». Resta invece il no dell’Italia e della Ue all’invio di soldati in Libia. Non ne verranno mandati neppure per proteggere la missione umanitaria dell’Unione. Ai ribelli, che hanno chiesto di nuovo armi a tutti i Paesi che li hanno riconosciuti, Roma promette solo «cellulari e strumenti di intelligence».

A MISURATA,

la città-martire del conflitto, ieri sono state uccise 12 persone. Un cecchino ha fulminato una bimba di 3 anni. I palazzi sono stati centrati anche con potenti missili Grad. La tv di stato libica ha affermato che un raid alleato ha ucciso poliziotti e civili a Kikla, a sud ovest di Tripoli, una città berbera riconquistata dal Colonnello il 4 aprile. L’ex ministro degli esteri Moussa Koussa, che parteciperà oggi a Doha ai lavori del gruppo di contatto sul suo Paese, teme che un «conflitto prolungato trasformi la Libia in una nuova Somalia».