Donatella Barbetta
ROMA
DALL’INCUBO

cetrioli spagnoli, poi scagionati, alla psicosi per il batterio killer. Adesso tutti vogliono sapere qual è l’origine dell’infezione da Escherichia coli, ma l’enigma non si svela. «La causa della contaminazione è ancora allo studio», dice il Centro europeo di prevenzione delle malattie, la cui sede è a Stoccolma. Gli esperti non hanno ancora fatto luce sull’epidemia che finora ha ucciso 18 persone, di cui 17 in Germania e una in Svezia, e che rischia di provocare tensioni commerciali in Europa.
A lanciare l’allarme è l’Organizzazione mondiale della Sanità, attraverso la portavoce Aphaluck Bhatiasevi: la variante di Escherichia coli trovata nei pazienti tedeschi contagiati, identificata come 0104:H4, «non è stata mai vista prima in un focolaio di infezione». L’Oms è in attesa di ulteriori informazioni dai laboratori. E per di più, scienziati cinesi del Genomics Institute di Pechino (Bgi) che hanno analizzato i geni del ceppo tedesco di Escherichia coli con il Centro medico universitario di Amburgo, affermano che «la variante è nuova, estremamente contagiosa e tossica» e con geni che la rendono «resistente ad alcune classi di antibiotici». Secondo il Bgi, il nuovo sierotipo e mostra diverse somiglianze con una variante isolata nella Repubblica Centro Africana.

IERI POMERIGGIO


dall’Istituto superiore di sanità sono arrivati i primi risultati dei test eseguiti sui campioni inviati dalla Commissione europea. È un mix di batteri patogeni la causa dell’infezione alimentare che ha colpito il nord della Germania e che si sta allargando in Europa. Il cosiddetto batterio killer, secondo gli esperti, sarebbe già apparso con questa modalità di attacco dell’intestino umano 20 anni fa in Francia, ma non con questo sottotipo, mai visto prima in un focolaio di infezione.
«Abbiamo terminato due ore fa gli esami sui campioni arrivati dalla Germania ed i risultati — ha spiegato in serata Alfredo Caprioli, responsabile del reparto Zoonosi trasmissibili da alimenti ed epidemiologia veterinaria dell’Istituto superiore di Sanità — sono state consegnate alla Commissione europea». Caprioli ha aggiunto: «Speriamo di aver scoperto così una delle chiavi utili per comprendere questa epidemia», confermando che, come già annunciato dalla Commissione europea, «il legame dell’infezione con il consumo di cetrioli sembra essere altamente improbabile».

CAPRIOLI


ha anche ribadito la atipicità di questa epidemia che colpisce soprattutto i giovani e gli adulti. «Dal 1988 abbiamo un sistema di sorveglianza per le gravi infezioni gastrointestinali, in particolare nei bambini — ha proseguito — e contiamo una quarantina di casi l’anno scatenati dalla stessa famiglia di batteri che in questo caso sono di un sierotipo diverso; in infezioni come queste è sconsigliato l’uso di antibiotici perché aumentano la tossicità attraverso una reazione dei batteri causando un aumento dei sintomi». Ieri, al mercato ortofrutticolo di Firenze, i Nas hanno sequestrato 2,5 tonnellate di cetrioli a scopo precauzionale.
Le persone contagiate in Europa al 31 maggio per l’Oms sono ufficialmente 1.614, ma secondo altre fonti sanitarie tedesche il totale sarebbe già a quota 2.000. La preoccupazione monta, l’Oms ha registrato casi ormai in una decina di Paesi, e il consumo di ortaggi crolla, anche se le autorità nazionali — comprese quelle italiane — lanciano messaggi rassicuranti. Secondo la Commissione europea, per bocca della responsabile della Direzione generale della Sanità, Paola Testori Coggi, a essere «preoccupante» è «la situazione nella zona nord della Germania, non per tutta l’Europa».

LA CERTEZZA


finora è che tutte le vittime dell’epidemia sono passate per Amburgo. Il focolaio del contagio sarebbe quindi circoscritto. Intanto, però, la Russia vieta le importazioni di verdure dall’Unione Europea. E dopo l’assoluzione dei cetrioli spagnoli sia Madrid sia Lisbona intendono chiedere un indennizzo per i danni subiti dai loro agricoltori. Il misterioso batterio potrebbe aver varcato l’Atlantico: tre casi sospetti, infatti, sono stati riscontrati in persone rientrate negli Stati Uniti dalla Germania.