Nuccio Natoli
ROMA
«AL MOMENTO

non sono previsti interventi sulle pensioni. A medio e lungo termine i conti previdenziali sono a posto. Sul breve tempo faremo una verifica con le parti sociali». Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, in vista dell’incontro di oggi con le parti sociali, ha tentato di fare calare la febbre dell’attesa. Anche perché, appena si è parlato di previdenza, non solo i sindacati si sono messi sul sentiero di guerra. Il quotidiano leghista La Padania intima l’altolà del Carroccio nel titolo: Le pensioni dei lavoratori non si toccano». Nel sommario le parole del ministro Umberto Bossi che dopo l’incontro con Tremonti rassicura: «Finchè c’è’ la Lega non si mettono in discussione i diritti della nostra gente». Persino il leader della Cisl, Raffaele Bonanni ha avvertito: «Di toccare la previdenza non se ne parla. Siamo d’accoro solo su un’azione per ridurre gli abusi sulle pensioni di invalidità». Il fatto è che Sacconi dovrà presentare alle parti sociali un menù di possibili interventi sulla previdenza stilato dai tecnici della Ragioneria generale.

IL MENÙ

preparato dalla Ragioneria è diviso in due grandi capitoli: previdenza e assistenza. Sulle pensioni anzianità il ventaglio di ipotesi è vasto, con un unico obiettivo: rimandare il pensionamento. L’ipotesi estrema è quella di cancellare le pensioni di anzianità, lasciando in vita solo il pensionamento per vecchiaia uguale per uomini e donne a 65 anni. Poi ci sono varie ipotesi intermedie. Una è quella di anticipare al 2012 (era previsto per il 2013) quota 97, ossia (la somma tra età e contributi) e procedere poi a tappe forzate verso quota 100. Un’altra è il blocco (fatto con il sistema delle finestre) per uno o due anni di tutti i pensionamenti di anzianità. Quasi certo, invece, l’anticipo già al prossimo gennaio del meccanismo per legare il pensionamento alle aspettative di vita. Non è scartata neppure l’idea di un sistema di incentivi per chi resta al lavoro malgrado abbia raggiunto il diritto alla pensione di anzianità, ma non l’età della vecchiaia (65 anni), oppure di disincentivi (penalizzazioni).

PER LE DONNE

, quasi tutto si gioca sull’anticipo delle scadenza per portare a 65 anni l’età del pensionamento di vecchiaia anche nel settore privato.
Contributi: sul tavolo ci sarà anche l’ipotesi estrema dell’aumento dei contributi previdenziali per tutti. Ma qui i no sono a 360 gradi. Quasi scontato, invece, l’allineamento dell’aliquota contributiva (26%) dei co. co. co iscritti alla gestione separata dell’Inps a quella dei lavoratori dipendenti (33%).

INFINE


, il capitolo assistenza, che assorbe circa 90miliardi di euro l’anno. Per ridurre la spesa si ipotizzano interventi sulle pensioni di invalidità con una stretta sui falsi invalidi e regole più severe per la concessione, sull’indennità di accompagnamento che verrebbe legata ai redditi delle persone e delle famiglie, sulla reversibilità che si ipotizza di legare agli anni di convivenza matrimoniale e al reddito del coniuge superstite, sui casi di doppia agevolazione fiscale e assistenziale.