Guido Bandera
PONTE DI LEGNO (Bergamo)
«E GLI

ho detto: ‘nano di Venezia, non rompere i c...’». Il retroscena del Consiglio dei ministri che ha varato la manovra lo scrive direttamente Umberto Bossi da Ponte di Legno. Nel comizio di Ferragosto se la prende con Renato Brunetta, reo di aver difeso l’ipotesi di un taglio alle pensioni, avversata dalla Lega. Battaglia difficile. «È arrivata la telefonata di Bankitalia, ho pensato di non farcela», ha raccontato. «Abbiamo litigato tutto il giorno e per poco non passiamo alle vie di fatto», ha aggiunto. E se Brunetta non replica, a difesa del ministro della Pubblica amministrazione è partito il coro dell’opposizione, ma anche di esponenti di centrodestra, come Renata Polverini. «Ma io e Brunetta abbiamo un rapporto molto buono e di amicizia — specificherà più tardi Bossi ai microfoni di Sky —. Logicamente quando rompe le scatole glielo faccio capire».

PIÙ SFUMATO,

invece, lo scontro tutto leghista con il ministro dell’Interno Roberto Maroni che aveva protestato contro il giro di vite imposto agli enti locali: «Non c’è più spazio per altri tagli», aveva detto. E Bossi ancora a spiegare: «Ho avuto qualche problema di coscienza: salvi i poveracci che non riescono a mangiare o i Comuni che se la cavano?», si è chiesto, retoricamente. E poi: «Dobbiamo salvare gli enti locali, ma non a costo di affamare i poveracci. Mi sento la coscienza a posto», ha concluso, chiudendo la porta in faccia a Maroni. E sempre per i «poveracci» il leader leghista annuncia «una bella sorpresa, il Tfr in busta paga, che permetterà anche di raddoppiare gli stipendi. L’ha pensato Tremonti», spiega. Insomma, Lega divisa in più anime? «No, nessun’altra forza politica è compatta come la Lega. Ogni tanto viene fuori qualche bisticcio, ma sulle cose da niente».
E Bossi, che vedrà il ministro dell’Economia in Cadore, a Ponte di Legno, intanto, ritrova riti dimenticati, come quello della chiacchierata notturna con i giornalisti, all’hotel Mirella. Il Senatur insiste sulla necessità della manovra: «Bisognava fare un po’ di tagli, se no l’Europa ci uccideva». E poi, un lieve refolo di vento secessionista, «il farmaco giusto», che galvanizza la base: «Il Paese sta cambiando, ma è troppo tardi per evitare l’arrivo della Padania. L’Italia è al dunque», afferma dal palco. «Forse la Padania ce la può fare a restare in una moneta forte come l’euro, il Sud no». Segue un ragionamento sulle elezioni: «Non ci pensiamo, spaventerebbero la gente». Il Governo? «Quando c’erano i voti di Fini era più facile». Ma, spiegherà in serata, «il Governo non si fa sommergere dalle critiche, va avanti. Sa che deve andare avanti con forza». Comunque, meglio appoggiarsi ai Responsabili che ai senatori a vita, come Prodi nel 2006, o all’Udc. La sintesi? «Meglio Scilipoti di quella scienziata». La scienziata sarebbe il Nobel Rita Levi Montalcini. E, inevitabile, riparte il coro di polemiche.