ROMA
SCIOPERO GENERALE numero cinque nel corso di questa legislatura. Cento manifestazioni in altrettante piazze d’Italia. Seconda fermata dell’era-Camusso. Otto ore di stop — dopo tempo immemore nel bel mezzo della settimana e non il venerdì — per ogni turno di lavoro e per tutte le categorie. Ecco i numeri che descrivono lo sciopero generale indetto per oggi dalla Cgil che si annuncia cruciale per il Paese, alle prese con una drammatica crisi economica e finanziaria. Cruciale per un’infinità di ragioni. Tra queste: la prova di forza della Cgil che incrocia le braccia in solitudine evidenziando ancor più la mancanza di unità sindacale con Cisl e Uil. LE FORZE POLITICHE che, a loro volta, si dividono con la sinistra a favore dello sciopero, a parte alcuni distinguo nel Pd specie nell’area cattolico-popolare. Pd che esprime la sua posizione ufficiale con il responsabile economico Stefano Fassina: «Saremo allo sciopero generale». Il che porterà alla presenza dei maggiori esponenti del partito nelle piazze italiane: in primis il leader Pier Luigi Bersani. C’è poi l’attesa per la reazione dei mercati che, anche oggi, daranno il loro responso. E c’è un Governo nettamente contrario. Ecco il ministro del Lavoro: «Mi colpisce — annota Maurizio Sacconi — che il Pd ancora una volta sia guidato dalla Cgil, ascolti solo la Cgil e non anche la Cisl, la Uil, le altre organizzazioni».
Altro tema in primo piano: quale atteggiamento assumerà l’opinione pubblica di fronte a un’iniziativa che, fatalmente, si attira accuse, più o meno condivisibili, di «irresponsabilità» specie dalle altre due maggiori sigle sindacali che parlano apertamente di «prezzo pagato alla Fiom»? O anche da esponenti politici di opposizione come il leader centrista Pier Ferdinando Casini che, pur criticando aspramente la manovra, non esita a definire «completamente sbagliato» lo sciopero?
Lo sciopero generale nasce per contrastare una manovra dai tratti «profondamente iniqui» — come si legge in una nota del sindacato guidato da Susanna Camusso — e «aggravata» da norme, come l’articolo 8 sui licenziamenti facili, «che hanno come scopo l’abolizione del contratto nazionale, dello Statuto dei lavoratori». La Camusso, al grido di «un’altra manovra è possibile», chiuderà la manifestazione a Roma.
Il sindacato di corso d’Italia si gioca molto. E ne è consapevole. Lo sforzo organizzativo è notevole per una mobilitazione che è stata decisa solamente pochi giorni fa, il 23 agosto. L’accusa mossa dalla Cgil riguarda non solo l’«iniquità» della manovra, ma anche il fatto che alla correzione «seguirà un effetto depressivo».



LA CGIL protesta e al tempo stesso propone. I correttivi ipotizzati: piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso; imposta straordinaria sui grandi immobili il cui valore patrimoniale, al netto dei mutui, superi la soglia degli 800mila euro con aliquota fissa dell’1 per cento nel 2012 dal gettito potenziale di 12 miliardi di euro; imposta ordinaria sulle grandi ricchezze pagata solo sulla quota che eccede gli 800mila euro che porterebbe nelle casse dello Stato circa 15 miliardi ogni anno.
Da registrare che alla mobilitazione parteciperanno anche i sindacati di base con cortei diversi.

Francesco Ghidetti