Achille Perego
MILANO
LA VERA

Italia non è quella bocciata dalle agenzie di rating, ma quella che fa concorrenza sui mercati a francesi e tedeschi. Però il brutto colpo inferto alla credibilità del nostro Paese da S&P; penalizza anche le aziende che fanno più fatica ad andare all’estero o a comprare materie prime. Enrico Bracalente (Infophoto), il signor NeroGiardini, la crisi la batte fabbricando 18.500 scarpe al giorno, tutte «made in Italy», con 2500 persone (indotto compreso) nel distretto Fermano-Maceratese e una crescita del fatturato che quest’anno dovrebbe tornare in doppia cifra a 230 milioni di euro. Ma con il 90 per cento delle vendite in Italia, in attesa di prendere più piede in Europa, andrebbe ancora meglio se il governo non deprimesse i consumi.
Troppe tasse & tagli su famiglie e imprese?
«Certo e quello che bisognerebbe tagliare davvero non si taglia: i costi della politica. Nell’ultimo periodo sono stato spesso a Roma e si vedono gli sprechi e lo sperpero. Invece, per un Paese come per un’azienda, il primo guadagno è il risparmio».
Ha ragione la Marcegaglia quando dichiara che gli imprenditori sono stufi di sentirsi zimbelli?
«La classe politica aveva promesso di ridurre i suoi costi e la spesa pubblica improduttiva invece ha tassato ancora di più le famiglie. Noi abbiamo assorbito il punto in più di Iva sulle calzature vendute nei nostri negozi monomarca, ma con questa manovra si indeboliscono i consumi e si rischia di tornare in recessione mettendo in difficoltà anche aziende come la nostra che vanno bene, investono e creano lavoro. Così non si può andare avanti».
Che cosa serve per ripartire?
«Gestire l’Italia come un’impresa. Il presidente Giorgio Napolitano dovrebbe far sedere i principali segretari di partito a un tavolo e costringerli a fare le cose seriamente. Varare le riforme strutturali, rifare la legge elettorale per scegliere i candidati, ridurre il debito con la vendita del patrimonio pubblico, garantire legalità al Sud (e se fosse così investirei anch’io) e tagliare gli sprechi. Basterebbero per esempio gli acquisti centralizzati per risparmiare 40 miliardi di euro l’anno. E basterebbe un Enrico Bondi per risanare l’Italia in pochi anni come ha fatto con la Parmalat...».