Lorenzo Moroni
I NEUTRINI corrono più della luce. E con la loro velocità, fino a ieri inimmaginabile, rischiano di travolgere la fisica contemporanea e sconfessare Albert Einstein. Ha trovato conferma il risultato dell’esperimento Cngs (Cern neutrino to Gran Sasso) che ha visto un fascio di neutrini lanciato dal Cern di Ginevra ai laboratori abruzzesi lungo i 730 chilometri che li separano. I dati presentati ieri in Svizzera hanno superato indenni il primo severo esame della comunità scientifica e hanno indicato senza equivoci che i neutrini sono stati più veloci della luce di circa 60 nanosecondi. Hanno di fatto impiegato 2,4 millesecondi per coprire la distanza, con un anticipo di 60 miliardesimi di secondo rispetto alla velocità stessa. Le conseguenze potrebbero essere enormi sottolineano gli esperti. «Cambierebbe il nostro modo di vedere l’universo — ha affermato Roberto Petronzio, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Ifn) —. Si potrebbe cominciare a ragionare su una nuova scala entrando in un territorio sconosciuto alla fisica, nel quale si potrebbero incontrare nuove dimensioni o, appunto, una nuova costante fondamentale dell’universo».

L’ESPERIMENTO è frutto della collaborazione internazionale Opera. I test di conferma sono già pronti negli Stati Uniti e in Giappone. Ci vorrà un anno per confermare o meno i risultati. Negli Usa potrebbe essere l’esperimento Minos (Main Injector Neutrino Oscillation Search), che dal Fermilab statunitense spara neutrini verso la miniera Soudan Mine, nel Nord del Minnesota, a verificare i risultati osservati dall’esperimento Opera. Gli scienziati americani già qualche mese fa avevano visto segnali molto simili. I ricercatori del Cngs, coordinati da Antonio Ereditato, 56 anni, napoletano, fisico a capo del gruppo internazionale che ha scoperto la possibilità di battere la velocità della luce, hanno analizzato oltre 15.000 neutrini tra quelli che, una volta prodotti dall’acceleratore del Cern Super Proton Synchrotron, percorrono i 730 chilometri che separano il Cern dal Gran Sasso. «Adesso — dice Ereditato — la speranza è che altri esperimenti indipendenti riescano a confermare o meno la scoperta». I dati, presentati da Dario Autiero, responsabile dell’analisi delle misure e ricercatore del Cnrs a Lione, sono stati raccolti negli ultimi tre anni, durante i quali sono stati misurati e rimisurati più volte con l’aiuto di Gps e orologi atomici. Alla calibrazione ha contribuito perfino il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, che ha lasciato una linea spezzata, rompendo la continuità dei dati.

LA SCOPERTA per la prima volta mette in crisi la Teoria della relatività ristretta di Einstein. Pubblicata nel 1905, questa teoria contiene due affermazioni rivoluzionarie: le leggi fisiche hanno la stessa forma sia nello stato di quiete sia in quello di moto uniforme e la velocità della luce è la stessa, di 300.000 chilometri al secondo. «Non si sa se i neutrini abbiano massa o no — ha osservato Giancarlo Ruocco direttore del Dipartimento di Fisica della Sapienza — è ancora in discussione. Ma se non avessero massa dovrebbero essere veloci come la luce, se avessero massa sarebbero più lenti. Se la misura sarà confermata ci vorrà uno sforzo intellettuale per superare la teoria della relatività ristretta che ovviamente resta valida ma va integrata per i corpi più veloci della luce».