Massimo Degli Esposti
MILANO
UN TESORO

di nome e di fatto. Immobili, partecipazioni, infrastrutture, risorse naturali, beni culturali — cioè il patrimonio statale in mano al ministero di Giulio Tremonti — per un valore di 1.800 miliardi di euro, è più o meno identico all’ammontare di tutto il nostro debito pubblico. Una garanzia di ferro per chi presta soldi allo Stato italiano, oppure la soluzione di tutti i nostri problemi se, alienandone una parte, riuscissimo ad abbattere la montagna che ci schiaccia, sotto forma di interessi. Una quota consistente, 675 miliardi, è «fruttifera», cioè ha un effettivo valore di mercato o può essere messa a rendita ricavandone fino a 10 miliardi di euro l’anno. Il problema è come. Il Tesoro pensa a un Fondo immobiliare, una Sgr pubblica, che potrebbe partire già a gennaio e fungere da veicolo.

E’ GIÀ QUALCOSA,

comunque, che si abbia in mano un «inventario» dei beni, come è scaturito ieri dal seminario a porte chiuse tra governo, manager pubblici, rappresentanti di fondi e banche d’affari. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che ha fortemente voluto questa iniziativa perché può diventare «volano per l’economia», ha precisato che «quanto è pubblico deve e può restare pubblico nell’interesse dei cittadini», ma «una grande quantità» di quello che oggi è una specie di ‘manomorta’ può essere valorizzato.
Il guaio è che il patrimonio pubblico è polverizzato tra una miriade di soggetti. I soli immobili pubblici fanno capo a ben 9.000 istituzioni. Le società in cui lo Stato ha una partecipazione sono oltre 13 mila. Il valore è di oltre 44 miliardi, ma le stesse partecipate costano, per il funzionamento dei Cda, 2,5 miliardi di euro l’anno perché ci sono oltre 80.000 componenti degli organi societari e consulenti. Come ha spiegato Edoardo Reviglio (Cdp), che ieri ha svolto la relazione introduttiva, sui 700 miliardi di euro immediatamente fruttiferi «si possono fare subito valorizzazioni». Il 5-10% dei 500 miliardi di immobili, per esempio, è «vendibile in 3-4 anni». Stefano Scalera, dirigente del Tesoro ha calcolato che per la riduzione del debito si possono fare cessioni immediate di immobili per 25-30 miliardi e di diritti CO2 (dai beni forestali), per altri 10 miliardi.

MA PER MASSIMIZZARE


la riduzione del debito nel lungo periodo, invece, è meglio l’aumento della redditività del patrimonio, con il contributo del settore privato. Quel che si propone la nuova Sgr del Tesoro. Avrà due linee: una ad alto rendimento che renderà disponibili agli enti territoriali i capitali e le competenze per avviare le operazioni insieme al mercato; una a basso rendimento che prevederà operazioni di sviluppo poco appetibili. Alla raccolta potranno partecipare gli enti pubblici previdenziali ed assicurativi e investitori istituzionali. Secondo altre indiscrezioni, invece, le quote potrebbero essere utilizzate per «compensare» i risparmiatori colpiti da una futura imposta patrimoniale. Altri propongono formule più coerenti con il mercato. Massimo Caputi, leader di Idea Fimit, Sgr leader in Italia, ritiene che «il Paese può ritornare ad essere un mercato, senza svendere nulla, ma ricorrendo a fianziarizzazioni in Long Lease come in Gran Bretagna sia per immobili, sia per le concessioni, ma è indispensabile che il prossimo decreto del Governo preveda poche norme che diano certezza agli Investitori esteri, fuggiti dopo l’introduzione della supertassazione per chi detiene piu del 5% di un Fondo Immobiliare». «Senza capitali istituzionali esteri — ha aggiunto — è impensabile portare avanti un virtuoso processo di valorizzazione e si rischia di cadere in operazioni d’emergenza i cui esiti sono sempre a forte rischio».