Luca Bolognini
IL LATO oscuro del genio. Idolatrato da tutto il mondo per le sue intuizioni, temuto dai suoi dipendenti per le leggendarie sfuriate. «Ognuno di noi — ha raccontato un ex manager della Apple a Wired — aveva paura di trovarsi da solo in ascensore con Steve Jobs». I suoi sfoghi erano l’incubo di chiunque dovesse confrontarsi con lui. «Quando era alla NeXT — scrive il docente universitario di Stanford Robert Sutton, nel best seller Il metodo antistronzi — Steve cominciò a urlare, a disperarsi e a lanciare minacce a destra e a manca perché la sfumatura di bianco sui nuovi furgoni dell’azienda non corrispondeva esattamente a quella utilizzata per tinteggiare i muri dell’impianto di produzione della società. Per rabbonirlo, i dirigenti persero un sacco di tempo per far ridipingere i camion».
Nel 2003, Wired pubblicò un servizio su una rimpatriata di 1.300 ex dipendenti della Mela. Pur non partecipando all’incontro, Jobs fu il soggetto principale di tutte le conversazioni, per lo più incentrate sulle sue ramanzine e capricci. «Un ex manager — si legge nell’articolo — ricorda di quella volta che Steve convocò un team di ingegneri per dire loro che sarebbero stati licenziati non appena tornati dalle vacanze di Natale». Il commento del vecchio collaboratore? «Una cosa orribile da fare prima delle festività». E per chi lo deludeva non c’era una seconda chance. «Un altro ex dipendente – continua Wired — racconta di come ‘Steve mi abbia mangiato la faccia’ per aver presentato un progetto che non raggiungeva i suoi standard». Jobs cominciò a fargli terra bruciata attorno e dopo un paio di mesi il collaboratore fu costretto a lasciare l’azienda. Aveva lavorato alla Apple per dieci anni.

ANCHE i concorrenti del padre padrone di Cupertino erano vittime del ‘bullo’. Uno dei membri del primo team di progettazione del Macintosh, Andy Hertzfeld, nel suo libro Revolution in the Valley, ricorda così il messaggio lasciato nel 1981 da Steve alla segreteria di Adam Osborne, amministratore delegato della rivale Osborne Computer Corp. «Dica ad Adam che è uno str... Ho sentito che è curioso di sapere del Macintosh. Gli dica — questa la telefonata di Jobs — che va così bene che dovrà comprarne uno a ciascuno dei suoi figli, anche se avrà fatto fallire la sua azienda». La Osborne Computer chiuse un paio d’anni dopo.
Le sfuriate di Jobs , tuttavia, sono ritenute (anche dai suoi detrattori) uno degli ingredienti che hanno contribuito all’irresistibile ascesa della Apple. «Nonostante le critiche spietate di Steve abbiano fatto scappare molta gente — conclude Sutton — sembra anche che siano la chiave del suo successo: basta pensare al suo perfezionismo e al suo irrefrenabile desiderio di creare oggetti bellissimi».