Achille Perego
MILANO
ERA LA TASSA

più odiata dagli italiani. Sempre davanti, nei sondaggi, a un’altra imposta ritenuta odiosa: il canone Rai. Parzialmente ridotta dal Governo Prodi con le detrazioni, l’Ici (Imposta comunale sugli immobili) era stata abolita sulla prima casa (tranne quelle extra lusso) nel 2008, a sedici anni dalla sua costituzione (1992) da Berlusconi che ne aveva fatto un cavallo di battaglia elettorale.
Un sollievo per gli italiani, ma un colpo per le casse dei Comuni che non hanno ottenuto le compensazioni promesse da Tremonti (un gettito tra 2,5 e 3,3 miliardi di euro all’anno) e si sono rifatti aumentando altre imposte (come quella sui rifiuti) o tagliando prestazioni sociali, dagli asili nido all’assistenza agli anziani.
A tre anni dalla scelta del Governo, a dire che abolire l’Ici è stato un errore (mentre si prepara a tornare per le seconde case con l’Imu, la tassa federale) è stata ieri la Banca d’Italia

(nella foto Serra, il governatore Mario Draghi). «Sarebbe necessaria una riflessione sull’opportunità di reintrodurre l’abitazione principale fra gli immobili soggetti a imposta, in particolare l’Ici», ha spiegato Daniele Franco, capo della ricerca economica di Bankitalia in audizione al Senato, suggerendo anche di avvicinare i valori fiscali a quelli di mercato «con misure che accelerino l’aggiornamento dei valori catastali» e mettano fine alle sperequazioni tra aree geografiche e classi degli immobili. «L’esenzione dell’Ici dalle abitazioni principali — ha aggiunto — costituisce nel confronto internazionale un’anomalia del nostro ordinamento tributario ed espone al rischio di trasferire una parte rilevante dell’onere dell’imposta su esercizi commerciali e studi professionali o sui proprietari di seconde case».
L’AVVERTIMENTO affinché l’Italia torni sui suoi passi e si allinei agli altri Paesi europei (che fanno dell’imposta sugli immobili un perno dei tributi locali) è stato inserito in un allarme generale sull’eccessiva pressione fiscale sia nel confronto storico sia in quello internazionale. Pressione che nel prossimo triennio è destinata a crescere ulteriormente per le manovre estive e il federalismo e nel 2013 salirà al 43,9%. In particolare la tassazione è elevata sul lavoro tanto che nel 2010 la pressione è stata superiore di quasi 3 punti (di 6 per le imprese) rispetto alla media Ue.
Bankitalia, la cui relazione è stata giudicata da Pd e Idv come una bocciatura della politica economica del Governo, ha lanciato anche un monito sulla riforma fiscale e quella dell’assistenza per evitare scelte che possano «accrescere l’incertezza e la variabilità del gettito», mentre bisogna evitare condoni e sanatorie e puntare sulla lotta all’evasione per cui sarebbe auspicabile ridurre ancora i tetti per l’utilizzo del contante e potenziare studi di settore e redditometri. Franco ha dato infine un suggerimento in linea con quello della Corte dei conti: eliminare il taglio lineare delle agevolazioni fiscali (5% nel 2012 e 20% nel 2013) e puntare invece a interventi selettivi, salvando le detrazioni Irpef per i redditi da lavoro e da pensione o per i familiari a carico. Infine un capitolo verde: più tasse alle fonti fossili per migliorare l’efficienza energetica.