dallinviato
Giampaolo Pioli
NEW YORK
«NON CE ne andremo nemmeno con la neve. Ci drovranno cacciare con le ruspe», dicono gli indignados bagnati di Zuccotti Park. I tamburi contro Wall Street non si zittiscono e oggi ci sarà la grande protesta in tutto il mondo: 82 le nazioni coinvolte, per 952 città. Il sindaco Michael Bloomberg a New York non ha voluto scontri. Si è rimangiato lultimatum e ha ceduto. La «pulizia forzata» della piazza (da quasi un mese un accampamento per centinaia di ribelli) è stata posticipata. Alle 7 del mattino, quando arriva il contrordine, la gente esulta e sono gli stessi dimostranti, con scope e stracci che si mettono a pulire il loro campo base, per non lasciare al sindaco e al proprietario della piazza (una grande corporation), la scusa delligiene urbana per ordinare un nuovo sgombero. Molti indignados, però, vogliono anche marciare e si dirigono verso il palazzo del New York Stock Exchange. Alcuni lungo la strada scendono dai marciapiedi, rovesciano i bidoni dellimmondizia, altri si siedono sullasfalto bloccando il traffico e questo fa scattare lazione della polizia in assetto anti sommossa che a fine giornata anche con la mano pesante avrà arrestato 15 persone (in tutta lAmerica sono state 39). Si prevede tensione anche oggi, quando i dimostranti marceranno su Times Square.
«Siamo la prova di quello che la gente può fare se si trova unita. Questa dice Tyler Combelic, limprovvisato portavoce di Occupy Wall Street è democrazia. Se proprio le autorità voglio pulire la città, la puliscano dagli imbroglioni della finanza».
LETEROGENEO movimento non ha direttrici precise, ma potrebbe trovarne. Di sicuro ha individuato un bersaglio: quel capitalismo finanziario al collasso due anni fa, che è risorto più forte di prima lasciando il cerino in mano alla gente senza lavoro e ai giovani senza futuro. «I dimostranti esprimono la loro preoccupazione per la disoccupazione e la crescita» dice il ministro del Tesoro Usa Geithner, cercando di interpretare il «movimento» che non si fa imbrigliare. Oggi le marce degli indigandos e le manifestazioni in tutto il mondo diventeranno un test del disagio globale.
Giampaolo Pioli
NEW YORK
«NON CE ne andremo nemmeno con la neve. Ci drovranno cacciare con le ruspe», dicono gli indignados bagnati di Zuccotti Park. I tamburi contro Wall Street non si zittiscono e oggi ci sarà la grande protesta in tutto il mondo: 82 le nazioni coinvolte, per 952 città. Il sindaco Michael Bloomberg a New York non ha voluto scontri. Si è rimangiato lultimatum e ha ceduto. La «pulizia forzata» della piazza (da quasi un mese un accampamento per centinaia di ribelli) è stata posticipata. Alle 7 del mattino, quando arriva il contrordine, la gente esulta e sono gli stessi dimostranti, con scope e stracci che si mettono a pulire il loro campo base, per non lasciare al sindaco e al proprietario della piazza (una grande corporation), la scusa delligiene urbana per ordinare un nuovo sgombero. Molti indignados, però, vogliono anche marciare e si dirigono verso il palazzo del New York Stock Exchange. Alcuni lungo la strada scendono dai marciapiedi, rovesciano i bidoni dellimmondizia, altri si siedono sullasfalto bloccando il traffico e questo fa scattare lazione della polizia in assetto anti sommossa che a fine giornata anche con la mano pesante avrà arrestato 15 persone (in tutta lAmerica sono state 39). Si prevede tensione anche oggi, quando i dimostranti marceranno su Times Square.
«Siamo la prova di quello che la gente può fare se si trova unita. Questa dice Tyler Combelic, limprovvisato portavoce di Occupy Wall Street è democrazia. Se proprio le autorità voglio pulire la città, la puliscano dagli imbroglioni della finanza».
LETEROGENEO movimento non ha direttrici precise, ma potrebbe trovarne. Di sicuro ha individuato un bersaglio: quel capitalismo finanziario al collasso due anni fa, che è risorto più forte di prima lasciando il cerino in mano alla gente senza lavoro e ai giovani senza futuro. «I dimostranti esprimono la loro preoccupazione per la disoccupazione e la crescita» dice il ministro del Tesoro Usa Geithner, cercando di interpretare il «movimento» che non si fa imbrigliare. Oggi le marce degli indigandos e le manifestazioni in tutto il mondo diventeranno un test del disagio globale.
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