dall’inviato


Giampaolo Pioli
NEW YORK
DAI 30MILA

dell’altra sera ai trenta di ieri per Roberto Saviano. Zuccotti Park è pulita e deserta quando l’autore di Gomorra a mezzogiorno sale su una panchina di marmo e si mette a parlare in inglese come un capo popolo contro le banche e contro le mafie. I poliziotti sono più del pubblico se si escludono telecamere e giornalisti italiani. «Occupy Wall Street» è un movimento spontaneo che cresce, si rafforza e si prepara ad altre manifestazioni clamorose, ma dopo gli sgomberi forzati delle piazze delle tende, ha deciso di riposarsi il fine settimana e praticamente ha lasciato solo e senza microfono lo scrittore che è andato a portare sotto scorta la sua solidarietà. Saviano ha letto una sorta di decalogo delle mille idee alle quali Occupy Wall Street s’ispira e gli altri le ripetevano come un passa parola. Intorno a lui meno di due dozzine di giovani col sospetto che molti fossero turisti di passaggio, ma anche l’economista Nouriel Roubini. Insomma se l’autore di Gomorra ha cercato un test per misurare la popolarità internazionale della sua parola, a Zuccotti Park ha trovato il flop. Ma Saviano non si è scomposto. È innamorato del nuovo movimento di protesta e lo ha detto con passione «mi piace la sua orizzontalità, il fatto che parli a tutti, e che vi facciano parte conservatori, progressisti e liberali uniti nel chiedere più equità. Mi dispiace che il sogno americano nel quale sono cresciuto a Napoli rischi di svanire. Sono convinto che la protesta continuerà». E ha aggiunto: «Se l’Italia collassa, collassa anche l’euro e gli Usa non sono più al sicuro», mentre ha ammesso: «Sono deluso da Obama». Non è il solo. «Occupy Wall Street» da settimane chiede al presidente di fare qualche cosa. Alla marcia dei 30mila sul ponte di Brooklyn l’altra sera, Mary Kay Henry, presidente nazionale dei dipendenti statali americani, si è fatta arrestare superando le barricate della polizia per poter dire in manette sulle reti nazionali Usa: «Chiediamo al Congresso e alla Casa Bianca di far ripartire il Paese. Di trovare il lavoro per chi non ce l’ha. Non vogliamo sussidi, vogliamo produrre».
Gli indignati americani che da Portland a Seattle, da Chicago a Boston, da Auckland a New York, continuano a non avere leader e a fare comitati e assemblee per ogni problema, stanno però capendo che la strada della loro sopravvivenza si chiama organizzazione. Non sarebbero stati decine di migliaia l’altra sera se ai giovani, ai pensionati e alle famiglie con bambini che camminavano con una piccola candela elettrica in mano non si fossero aggiunti i lavoratori dell’auto della UAW e le altre organizzazioni sindacali dei trasporti.
A Zuccotti Park gli «occupanti» torneranno per il Thanksgiving: uno chef ha promesso di cucinare 200 tacchini e dolci per la festa del ringraziamento e la piazza tornerà pienissima.