ROMA, 6 dicembre 2011 - PER I NATI del 1952 il compleanno dei 60 sarà amaro: sono i più penalizzati dalla riforma delle pensioni perché per questa classe d’età il posticipo dell’uscita dal lavoro potrebbe essere di cinque anni rispetto ai più fortunati nati nel 1951. E anche per questi ultimi l’uscita in tempi brevi verso la pensione dipende dagli anni di lavoro: è salvo chi lavora almeno dal 1975 e ha raggiunto i 36 anni di contributi quest’anno perché raggiunge quota 96, mentre dovrà lavorare ancora a lungo chi ha cominciato nel 1976.

UN PO’ di calcoli: il dipendente privato, nato nel 1952, che compie 60 anni a gennaio del 2012 e lavora dal 1976 sperava di andare in pensione di anzianità con quota 96 (60 anni d’età e 36 di contributi) a gennaio 2013, dopo aver atteso per l’anno di finestra mobile. Ora viene bloccato dall’abolizione delle quote e dall’innalzamento dei requisiti sia per l’anzianità (42 anni di contributi) e sia per la vecchiaia (66 anni di età): potrà lasciare il lavoro solo nel 2018 quando raggiungerà 42 anni di contributi. Avrà anche 66 anni di età, ma non basteranno più perché nel frattempo il requisito anagrafico sarà aumentato di qualche mese per l’innalzamento dell’aspettativa di vita. Come accade sempre quando c’è una riforma previdenziale, basta poco per salvarsi dalla stretta: il dipendente, nato magari a fine dicembre del 1951, che lavora da 36 anni, nel 2011 raggiunge quota 96 che è ancora sufficiente per guadagnarsi il riposo, una volta trascorsi i 12 mesi di finestra. Andrà cioè a casa a 61 anni. La finestra è abolita da gennaio prossimo. La sua pensione, poi, sarà calcolata interamente con il sistema retributivo perché aveva più di 18 anni di contributi nel 1995 e raggiunge il traguardo prima dell’estensione a tutti del contributivo, per gli anni dal 2012 in avanti.

PIÙ ARTICOLATA la situazione nell’universo femminile. La donna, nata nel 1951, che lavora nel settore privato, raggiunge quest’anno i requisiti, cioè i 60 anni di età, per la pensione di vecchaia e va a casa nel 2012, passato l’anno di finestra mobile. È lungo, invece, il posticipo per la donna, classe 1951, che lavora nel pubblico perché già quest’anno l’età per la pensione di vecchiaia è 61 anni (più 12 mesi di finestra), ma non li raggiunge. Dal 2012, però, l’età sale a 66, e quindi il pensionamento è rinviato al 2017. A meno che non abbia iniziato a lavorare prima del 1976, in questo caso taglierà il traguardo prima, una volta raggiunti i 41 anni di contributi.